“C’è poco da cambiare, negli anni di Valentino Rossi e subito dopo per noi è stato un vero disastro, ma siamo rinati sostanzialmente con gli stessi uomini” – E’ l’estrema sintesi del Davide Tardozzi pensiero. L’ex pilota e oggi manager di Ducati, parlando a GPOne, ha provato a buttare un occhio sulla profonda crisi in cui si stanno trovando i due marchi giapponesi e che sta inevitabilmente riguardando anche due campioni del calibro di Fabio Quartararo e Marc Marquez.
“Se hai le palle – ha tuonato Tardozzi - lavori e provi a recuperare il gap". Oppure l’alternativa è quella già mostrata da Suzuki: alzare i tacchi e andarsene. Una prospettiva, però, che secondo Tardozzi non sarà mai di Yamaha e meno che mai di Honda. “Non credo che i giapponesi si arrenderanno e Marc lascerà la Honda – ha spiegato - Ciò implicherebbe ammettere che i giapponesi sono deboli e non sanno tenere il passo. Allora anche la Ducati avrebbe dovuto ritirarsi negli anni passati quando soffriva e non vedeva risultati, invece è rimasta nel gioco e ha rialzato la testa. Penso che dovrebbe essere una fonte di motivazione. Quindi, secondo me, non se ne andranno. Non credo che lo faranno”.
Per Tardozzi, quindi, Honda e Yamaha non lasceranno la MotoGP e per quanto riguarda Honda aggiunge: “sono cambiati i dirigenti e quelli che decidono all'interno di HRC. Anche se era un avversario tosto, ho un'alta opinione di Nakamoto, che aveva una mentalità molto più occidentale e ha fatto grandi cose alla Honda, quindi l'unica cosa che mi viene in mente è che i dirigenti di oggi non hanno lo stesso coraggio. Non c'è altro, perché hanno il potere economico, le competenze tecniche, la galleria del vento interna all'azienda. Sono una potenza di fuoco, ma ovviamente vanno guidati ”.
Anche Marc Marquez, stando alle parole dell’italiano, non lascerà la Honda, anche perché di selle libere per l’otto volte campione del mondo non sembrano essercene e la stessa Ducati, proprio per voce di Tardozzi, ha più volte ribadito di non essere interessata al fenomeno di Cervera. Non per sfiducia o scarso riconoscimento del suo talento, ma per sopraggiunti limiti di età, con il marchio italiano che ormai ha deciso di puntare solo e esclusivamente su piloti “allevati” in casa fin da giovani. E’ stata, questa, una delle grandi rivoluzioni di Ducati e probabilmente è anche una delle chiavi del successo ritrovato, visto che campioni di calibro di Vaentino Rossi, Nicky Hayden o anche lo stesso Jorge Lorenzo non sono riusciti a riportare un mondiale a Borgo Panigale. Honda e Yamaha, quindi, devono solo fare una cosa: ammettere il disastro e ripartire. Magari ispirandosi proprio a Ducati: “Quando è arrivato Gigi all’Igna da noi in Ducati è iniziato un periodo diverso dopo quattro anni disastrosi: l’era di Valentino e il 2013 è riduttivo dire che non siano stati un piccolo disastro. Ma la stragrande maggioranza delle persone che sono attualmente in Ducati è la stessa degli anni disastrosi”. Si è trattato solo di mettersi su una strada differente, quindi, e percorrerla a testa bassa.