Gareggiare con una moto o gareggiare con una macchina fa grande differenza. E’ qualcosa che raccontano tutti quelli che hanno avuto a che fare con i cordoli affrontati su due o quattro ruote, ma la differenza che più ha fatto stacco è Jorge Lorenzo non riguarda potenze, traiettorie o questioni tecniche. Ciò a cui Jorge Lorenzo, adesso che è un pilota di macchine da corsa, non riesce a abituarsi è la radio. Sì, lo ha raccontato proprio il maiorchino, intervistato da Marca, spiegando che la solitudine della motocicletta gli manca un po’. E spiegando pure che non vorrebbe essere nei panni degli uomini del suo team.
“Quando sono in gara ha detto – cerco sempre il meglio, voglio vincere e sono molto nervoso, quindi mi capita spesso di premere il bottone per parlare con il box e urlare contro qualcuno”. Gli è successo anche di recente, con un ingegnere “colpevole” di non essersi accorto che un pneumatico della sua Porsche aveva perso pressione e si era forato. Niente che incrini i rapporti, sia inteso, ma è Lorenzo il primo a riconoscere di non essere affatto simpatico nelle conversazioni con il team durante una gara. “Parlo molto poco, ma quando lo faccio urlo forte e prepotente, generalmente perché sono incazzato”.
Un rapporto, quello che Jorge Lorenzo, ha con la radio, decisamente controverso. Da una parte ne riconosce l’utilità, ma dall’altra sente che quello strumento rappresenta un rischio per la concentrazione. “Ho passato tutta la mia carriera correndo in moto, senza la radio, perché, come sai, in moto non c'è la radio. In macchina sì, sia in Formula 1 che in Turismo, è qualcosa a cui devo ancora abituarmi bene – ha spiegato - Quindi qui abbiamo un pulsante con scritto 'RAD' e per parlare con i meccanici devo attivarlo. Invece loro possono parlarmi quando vogliono”.
Ogni volta, quindi, che hanno informazioni importanti da far arrivare al pilota in gara, con Lorenzo che, però, sembrerebbe preferire un po’ più di silenzio nell’abitacolo. “Ci sono piloti a cui piace sentirsi dire molte cose – ha concluso -e ci sono altri a cui non piace. Io sono più nel secondo gruppo. Non mi piace che mi si dica molto perché sono molto concentrato e non voglio che nulla interferisca con quella concentrazione e mi faccia pensare ad altre cose. Ma, a volte, capita anche che voglio sapere informazioni, come ad esempio in che posizione mi trovo nella sessione di qualifica, quale pilota mi sta seguendo o raggiungendo, perché è difficile, a volte, vedere tutto con questi piccolissimi specchietti retrovisori”.