Quando Francesco Bagnaia entra nell’hospitality per l’intervista in seguito alla sprint race viene accolto da un applauso degli ospiti Ducati. È sentito e spontaneo, pure anche un po’ composto perché in molti sono lì con una maglietta rossa e la speranza di avere un autografo. Lui siede al tavolo, toglie gli occhiali da sole: “Ciao ragazzi”. Nel sabato di Misano Bagnaia ha chiuso al terzo posto in qualifica (dietro a Martín e Bezzecchi) ripetendosi poi nella gara sprint, in cui ha dato l’impossibile per tenere fuori dal podio un Daniel Pedrosa in grandissima forma. Staccate di una violenza spaventosa, niente di meno. Qualcuno dirà che vedere Dani lottare per il podio (a 38 anni, da wildcard) dimostra quanto il livello della MotoGP si sia abbassato. Non è vero. Sarebbe come dire che Pedrosa non è un fuoriclasse, che non si allena, che ormai è vecchio. Valentino Rossi a 38 anni vinceva la gara numero 115 della sua carriera ad Assen, quando Marc Marquez dominava il campionato e la Ducati era la moto da battere. Ed è buffo che generalmente a portare avanti la teoria del ‘livello più basso di sempre’ siano le stesse persone che si scordano della carriera di Valentino Rossi.
La grandezza di Bagnaia è come il sole che sale al mattino, prima o poi non potrai ignorarla. Anche se sei stordito, se ti svegli tardi o se fai l’impossibile per non vederlo. Ma non fa niente, accettarlo è stato difficile pure per lo stesso Francesco che fino a un anno fa chetava gli animi con discorsi così: “Non ho ancora vinto niente, non posso parlare”. Oggi invece, per quanto sia impossibile vederlo davvero soddisfatto, parla senza una punta di falsa modestia, inflessibile: “Siamo degli eroi, questa è la verità. Dei supereroi. Penso che dovremmo ricordarcelo qualche volta”, dice in un attimo, quasi a volerci regalare un titolo forte. Ieri aveva fatto lo stesso confessando di avere problemi ad andare di corpo. Allo stesso modo racconta che se gli avessero proposto questi due terzi posti, in qualifica e gara sprint, non sarebbe stato pienamente soddisfatto: “L’avrei accettato, ma non sarei stato contento. Purtroppo sono fatto così”
Pecco è il pilota che scende dalla moto tremando, quasi abbattuto all’idea della cerimonia sprint - che gli vale la medaglia numero 11 su 12 gare disputate - per poi correre nel camion a prendere del ghiaccio prima dell’intervista: “Sono andato subito a fare terapia al mio camper, a mettere il ghiaccio. È stato un momento intenso, dopo la gara ho avuto un momento un po’ critico. Sapevamo che sarebbe andata così, siamo preparati a tutto ed era giusto conservarci per la gara di domani e in termini fisici il ghiaccio è fondamentale”.
Tra le altre cose, Bagnaia spiega che ha deciso di correre a Misano sapendo che c’era un prezzo da pagare: “Era sicuramente più facile prendersi un weekend prima di tornare al 100%, anche perché correre a Misano comporterà un po’ di complicazioni fisiche nella prossima settimane. Però era troppo importante non lasciarsi andare, sono molto soddisfatto e orgoglioso di quello che abbiamo ottenuto”.
La gara vera però è domenica. E, visto quanto ha saputo fare il sabato, i 45 minuti d’inferno sul tracciato di Misano saranno quasi in discesa per lui: la gomma media per avere una moto più mansueta, una prima fila da cui partire. E, soprattutto, la consapevolezza di essere un supereroe, di saper andare oltre al dolore, alla normalità, a ciò che è già stato stabilito. Di poter dire tutto quello che pensa, perché questo fa il numero uno.