Non sono passati troppi anni da quando lo consideravano tutti un trita-piloti, uno che pretende che la moto la spunti rispetto a chi la guida. Adesso, però, il tempo ha dato ragione a Gigi Dall’Igna (che nel frattempo i piloti perfetti per il suo modo di vedere le cose sembra averli trovati), tanto che ora l’ingegnerissimo della Ducati può permettersi di guardare pure in casa d’altri, per rispondere alla domanda de LaStampa sulla crisi di Honda e Yamaha.
“Il loro errore strategico – ha spiegato - è stato quello di seguire un solo pilota, basando lo sviluppo delle proprie moto sui risultati e sulle sensazioni dei protagonisti di ogni marchio, come Fabio Quartararo per la Yamaha e Marc Márquez per la Honda. Molte volte quello che ti dice il fuoriclasse, il campione, non è la verità perché il suo talento copre i problemi che soffre la moto. Paradossalmente, per sviluppare bene un progetto, bisogna ascoltare tutte le voci, tutti i piloti”. Un concetto, quello spiegato da Dall’Igna, che in Ducati è diventato un modo di lavorare già da tempo, anche se spesso è stato fatto passare come scarsa considerazione dei piloti stessi. Lo aveva detto, non più di qualche settimana fa, anche Davide Tardozzi: “Non è che in Ducati non ascoltiamo i piloti, ma i piloti hanno il loro carattere e a volte tendono a chiedere l’impossibile o a avere convinzioni e sensazioni sbagliate, per questo confrontiamo sempre le loro proposte con i nostri dati e quando serve non ci facciamo problemi a dire no o a mettere qualche paletto”.
Un modo di fare che evidentemente ha pagato e di cui, adesso, si vedono i frutti, con Gigi Dall’Igna che sembra volersi togliere, appunto, proprio quella targa che gli è stata messa addosso negli anni: “Amo tutti i miei piloti e vorrei che tutti avessero le soddisfazioni che meritano, ma è chiaro che alla fine dell'anno solo uno sarà campione”. Nessuna preoccupazione, però, circa la possibilità di rapporti che potrebbero incrinarsi o circa la prospettiva di dover arrivare a imporre un qualche ordine di scuderia. "Tutto quello che conta – ha aggiunto Dall’Igna - è che sia una sfida giusta ed equa, questo è quello che mi interessa di più. Se uno dei nostri piloti lotterà per il campionato contro un rivale di un altro marchio, cercheremo di fare il possibile per aiutarlo. Se invece arriveremo a fine anno in una situazione simile a quella attuale, ognuno dei piloti Ducati avrà la libertà di giocarsi le proprie carte”.
Nessun ordine di scuderia, quindi, con i piloti che portano in pista la Desmosedici che avranno tutti le stesse possibilità e lo stesso trattamento da parte di Ducati, a prescindere dalla livrea tutta rossa o meno. Anche perché, dopo il mondiale messo nel sacco lo scorso anno e lo stradominio già dimostrato in questa stagione, la sfida tutta tra ducatisti costituisce lo spettacolo in più della MotoGP (e non certo la noia), con Dall’Igna che vive questa situazione più come un orgoglio assoluto che come una grana in vista: “Ho detto a tutti gli uomini che lavorano con Ducati che dovrebbero essere orgogliosi di quello che stiamo facendo, non è normale ottenere risultati del genere. Succede molto raramente, soprattutto in una categoria competitiva come la MotoGP – ha concluso Dall’Igna - Per ottenere risultati così straordinari il merito è di tutti: dei piloti, delle persone che lavorano a casa, dei team, dello staff Ducati in pista. Tutti stanno facendo del loro meglio, come dei campioni”.