Lewis è in studio a Ginevra in completo verde acido, Valentino è collegato da Imola perché questo weekend corre la sua prima gara di campionato in auto. L’intervista in video, di quasi mezz’ora, è organizzata da IWC che al Watches & Wonders 2022 ha presentato la nuova collezione Pilot, motivo per cui hanno deciso di chiamare due piloti veri, due dei più grandi di sempre. “Non lascia mai il circuito”, ride Hamilton che indica il tracciato alle spalle di Rossi. “Sono a Imola e sono molto contento perché questa è una nuova avventura per me, guiderò una macchina ed è il secondo capitolo della mia carriera. Sono contento di vederti Lewis”. Hamilton non aspetta a fargli la domanda giusta; “Quando vieni in Formula 1?”. Valentino ride, risponde “sono troppo vecchio”, l’altro dice che non è vero.
Lo scambio di Valencia
Valentino Rossi e Lewis Hamilton si rispettano e si ammirano, si trovano un po’ d’accordo su tutto, ma nonostante 7 titoli mondiali in Formula 1 Lewis ha una sorta di venerazione per Rossi: “La prima volta che ci siamo incontrati forse era il 2013, a Barcellona - racconta l’inglese - Sono sempre stato un fan di Valentino e ho sempre seguito Valentino ammirando la sua dedizione e il suo focus. Da piccolo volevo diventare un pilota di moto più che di auto, mio padre però diceva che era troppo pericoloso. Quindi alla fine ho guidato le quattro e non le due ruote. E penso sia stata la scelta giusta, se avessi dovuto correre contro Valentino probabilmente non avrei mai avuto un gran successo! Da quando sono in Formula 1 guido una moto supersportiva e a fine anno mi piace andare a fare qualche track day. È affascinante, una prospettiva diversa. Vederlo in tv è una cosa, ma quando guidi… Ed è molto diverso dalla Formula 1. Ho avuto il privilegio di fare quello scambio con Vale a Valencia ed è stato un sogno che si realizza: guidare una MotoGP, trovarmi in pista con la leggenda… È stato surreale, forse il giorno più figo di sempre”.
L’altro risponde che sì, è stata una giornata grandiosa: “È vero, ci siamo divertiti molto e abbiamo avuto una bella possibilità per stare un po’ insieme. Parlare senza troppa pressione, sai. Me la sono goduta perché ho conosciuto Lewis un po’ meglio. È strano perché tutti i piloti della MotoGP amano la Formula 1 e viceversa, i due sport sono molto connessi. È stata una grande emozione andare insieme, anche perché avevamo due moto e siamo riusciti a guidare tutti e due la M1. Lewis è molto bravo, è forte, ce la siamo goduta. Poi è stato davvero bello guidare la sua macchia: la Formula 1 è fantastica, tutto succede molto in fretta ed è stato un bellissimo giorno che ricorderò per sempre. Penso che guidare una moto o andare in moto sia molto diverso anche se alla fine è uguale. Stai in pista, spesso è la stessa e le linee si assomigliano. La frenata, la ricerca della velocità… Se sai guidare una moto puoi guidare una macchina e viceversa”.
Piloti di MotoGP, piloti di Formula 1
Quando gli vengono chieste le principali differenze di guida tra un’auto e una moto, Lewis racconta che tutto sommato non sono poi così diverse l’una dall’altra: “Per noi piloti, la capacità più importante è sapersi adattare. Quando vai in moto e vedi la linea che potresti fare con la macchina, ma l’approccio alla curva è diverso, anche lo stile. Però l’obiettivo di andare più forte possibile è sempre quello. E credo che sia la cosa che facciamo meglio”.
Da Valentino invece vogliono sapere se serva un particolare talento per essere migliori degli altri. Lui, anche stavolta, dà la stessa risposta che abbiamo sentito tante volte: “Non ho superpoteri, di sicuro però servono talento e capacità. Tutto dipende dalla passione però, perché immagino che quando Lewis ha guidato un kart per la prima volta ha capito che quella era la sua strada, che voleva fare quello. Ed è stata la stessa cosa per me”. Lewis è d’accordo, spiega addirittura che il suo primo ricordo è proprio legato al karting: “Aavevo 5 anni. Mi ricordo quel giorno, è il mio primo ricordo. Era la nostra prima vacanza e siamo arrivati lì per caso. Lì ho adottato la tecnica di accelerare e frenare che ho usato per tutta la mia carriera sui kart. Una parte è naturale, io credo che la mia più grande fortuna sia la capacità di adattarmi e di imparare in fretta, è quello che devi fare anche perché non potevo provare così spesso come gli altri piloti. Ma serve passione”.
La velocità
Un pilota di jet, spiega l’intervistatore, deve pensare più avanti del suo aereo perché altrimenti sarà impossibile guidarlo. E loro confermano che è la stessa cosa quando guidi una macchina da Formula 1 o una MotoGP: “Nella vita cerco di stare sul qui e adesso”, risponde Hamilton. "Ma quando guidi cerchi di guardare il più lontano possibile: Pianifichi la strategia, guardi due curve più avanti, ragioni con 10 giri d’anticipo su cosa dovrai fare”.
Rossi, anche stavolta, è d’accordo: “È la stessa cosa per noi, devi sempre provare a guardare avanti. A volte, soprattutto quando sei stanco, hai la sensazione che la moto stia andando più forte di te. E quando ti accorgi di questa cosa devi fermarti. La velocità è molto eccitante, ma ti abitui. La prima volta che guidi una MotoGP pensi sia impossibile, poi impari. Il tuo cervello si adatta e cominci ad entrare in sintonia con la moto, fai una cosa molto pericolosa ma ti senti in controllo di tutto. Alla fine non è vero (ride, ndr) ma quello è il feeling, una cosa che ti dà un’adrenalina pazzesca al punto che ne vuoi sempre di più”.
Poi Lewis racconta del momento in cui ha capito che avrebbe fatto il pilota: “Personalmente penso che la MotoGP sia davvero una cosa fuori dal mondo. Non hanno cinture di sicurezza, quando sbagli cadi. Ed è sempre stato così, c’è sempre il fattore paura. Hai il traction control, ma sai… Nel nostro sport è diverso, è molto più sicuro. Guardiamo quello che fanno e rimaniamo scioccati. Questi vanno ad oltre 300 Km/h al Mugello. La prima volta che ho guidato una Formula 1 è stato incredibile. Erano altri tempi e altre macchine, Vale ha guidato la Ferrari quando Michael Schumacher era in pista… Io ho guidato la F1 con il V10, andava a qualcosa come 21.000 giri al minuto, lo senti urlare nelle orecchie. Non serviva cambiare marcia, i giri salivano all’infinito. Oggi a 12.000 giri cambiamo marcia, ma ricordo bene quel giorno. Ho detto si, ce l’ho fatta”.