In Schumacher, il documentario realizzato da Netflix sulla vita del sette volte campione del mondo di Formula 1, sono raccolte testimonianze e interviste che ripercorrono l'intera carriera del pilota tedesco. Tra queste una in particolare ha riportato alla luce un'antica sofferenza mai dimenticata tra gli appassionati di Formula 1: la morte di Ayrton Senna.
Il tragico incidente, avvenuto al Tamburello il 1 maggio del 1994, viene raccontato da Schumacher nel corso di un'intervista dello stesso anno, dopo il ritorno in pista. Michael racconta le difficoltà di rimettersi alla guida, e lottare per quello che sarebbe poi diventato il suo primo titolo da campione del mondo, con una consapevolezza nuova, nata in seguito alla morte di un pilota che non era solo un pilota, era anche (e soprattutto) il più leggendario tra gli uomini sulla griglia.
"Io pensavo che sarebbe tornato ad essere il campione - dice il Kaiser nel corso dell'intervista - che magari sarebbe mancato per un paio di gare ma non pensavo che sarebbe morto".
Un pensiero, quello di Schumacher, arrivato in seguito alla notizia del coma di Senna: Flavio Briatore, nel documentario Netflix, racconta infatti di aver detto a Michael di non aprire lo champagne sul podio di Imola perché dall'ospedale erano giunte informazioni sulle condizioni di Senna, in coma dopo lo schianto.
"Ci dissero che era in coma ma il coma può significare molte cose - racconta Michael - Può essere qualcosa che va via il giorno dopo o qualcosa di più grave. E siccome ancora non credi, che sia qualcosa di molto pericoloso o di grave, non ti rendi conto. Ma avevamo pochissime informazioni e non sapevamo che cosa pensare".
Soprattutto queste ultime parole, se collegate al tragico incidente in cui Michael è rimasto coinvolto nel 2013 e alla privacy assoluta della famiglia riguardo alle sue condizioni di salute, suonano alle orecchie degli appassionati come una inquietante premonizione. Fanno tornare indietro nel tempo, a quando il coma di Schumacher, in seguito all'incidente sugli sci, sembrava essere qualcosa di momentaneo, e al velo di mistero che in questi otto anni ha coperto il ricordo del campione.