I baffi di Nigel Mansell sono gli stessi di allora. Quelli di un leone disposto a svenire pur di spingere la propria Lotus fino al traguardo sotto il sole terribile di Dallas. Sono solo più chiari, segnati dal tempo come il volto di un uomo, un pilota, che vede in fondo al rettilineo la soglia dei suoi 70 anni. Al Goodwood 2022, il Festival della velocità più incredibile della storia, si diverte come il bambino che non ha mai smesso di essere sotto quei baffi, carta d'identità dei suoi anni d'oro in Formula 1. Nigel Mansell arriva al Goodwood per tornare là dove tutti lo ricordiamo: indossa le tute più importanti della sua carriera e riaccende i motori. Prima quello del V12 inconfondibile della sua Ferrari 639, riportata alla vita sulla collina inglese di rumorosi sogni a benzina, e poi quello del suo amore più grande, la Williams FW14B del 1992, compagna fedele verso la vittoria del titolo mondiale. Ricongiunti come due amici rimasti lontani, Mansell sorride in ogni foto accanto alla sua Williams. Come se il tempo per quei due innamorati non fosse mai passato e fosse rimasto immobile, dentro una tuta blu e gialla e una monoposto vincente, al momento più grande di una carriera.
Ma il Goodwood è così, è tutto un tuffo nel passato tra malinconia e stupore. E' un sogno dal quale si chiede di non svegliarsi mai. Dalla FW18 guidata da Damon Hill e Villeneuve nel 1996 alla FW19 che consegnò il mondiale del 1997 nelle mani Jacques Villeneuve fino arrivare alla McLaren MP4-5B con cui Senna vinse il titolo nel 1990, riportata alla vita sulla collina del Goodwood da Mika Häkkinen.
È un tempo sospeso che appartiene ai più grandi. Jacky Ickx rimette la tuta bianca e si guarda intorno, gli occhi lucidi di un pilota che di quei motori ha fatto tesoro per tutta la vita. Arturo Merzario sorride in posa, il cappello da texano in testa e i pollici in su. Quante storie, avrà raccontato a chi lo ha riconosciuto tra le vie del festival. E poi c'è Jackie Stewart. Il cappello scozzese, gli 83 anni portati addosso, tutti con orgoglio. Ride di cuore, abbraccia tutti, firma autografi e parla di Race Against Dementia, il progetto per la lotta contro la demenza che da anni guida la sua vita e quella della sua famiglia.
È il caos di un festival costruito sopra una collina che sembra fatta di felicità contagiosa e, allo stesso tempo, di una malinconia sottile. Che lo guardi e non ci credi mai fino in fondo. Che non può essere, dai. Il Goodwood non può essere vero.