Michele Colaninno è in prima fila, al primo posto. A fianco c’è Guido Meda, 25 anni di telecronache nel Motomondiale. Dall’altro lato della stanza siedono Massimo Rivola, Fabiano Sterlacchini, Max Biaggi. Siamo a Milano, a Rogoredo, nella gigantesca sede di Sky Italia, che nel panorama italiano è come trovare Manhattan in Bolivia. Lo studio è il numero 2. La stagione 2025 delle corse per noi si è aperta con la 100 Km del Ranch, di fatto però è questo il primo vero evento della stagione, a cui è stata invitata tutta la stampa: molti giornalisti italiani italiani, ma pure una delegazione di colleghi stranieri, la maggior parte di quali spagnoli e inglesi. L’idea che debbano venire fino a qui e non in Spagna, in Inghilterra o chissà dove ci restituisce sempre una leggera soddisfazione.
Antonio Boselli, Responsabile Comunicazione Motorsport di Piaggio, inaugura la prima conferenza stampa della giornata quando il counter utilizzato per le dirette televisive segna le 11:30. Finiremo di parlare con piloti, tecnici e ingegneri quattro ore più tardi, forti di una lunga serie di contenuti e con una sola sensazione in testa: Aprilia ha fatto un glow up, cambiando obiettivi come Arnold Schwarzenegger quando è passato dal body building a governare la California. L’Aprilia 2025 è più bella, più motivata, vincente, credibile. E, a giudicare dagli sponsor, pure più ricca. Ci si chiede se basterà per fregare Ducati: la risposta, per la prima volta, è che manca una cosa sola, tutto il resto c’è. A partire dai piloti, entrambi motivatissimi.
Jorge Martín: “Non ho mai pensato davvero di usare un numero che non fosse l’uno”, dice subito. Non pensa nemmeno di poter vincere il mondiale anche quest’anno, però questo non lo dice apertamente. L’obiettivo che pare si sia data la squadra è quello di farlo nel 2026, usando questa stagione per mettere assieme i pezzi. Jorge, a domanda, ammette anche che questa sfida è più facile rispetto a vincere un mondiale con la Ducati del Team Pramac. Lì c’era da spezzare una maledizione, una convinzione più o meno unanime che fosse impossibile per una squadra indipendente e, soprattutto, era qualcosa che non dipendeva interamente da lui: se Ducati avesse voluto impedirglielo, Jorge il titolo con Campionti non l’avrebbe vinto. E lui, che ha raccontato anche di come lo psicologo lo frequenterà per sempre (“anche dopo il ritiro, per la vita”) è dallo scorso anno che ripete di concentrarsi esclusivamente su quello che può controllare. Ha una tuta nuova, lucida sulle spalle, il cappello Red Bull e una moto piena di sponsor.
Dall’altra parte c’è Marco Bezzecchi, un sogno collettivo che si avvera: lui, pilota ufficiale, è tutto quello che vuole la gente. Uno dritto, vero, che parla chiaro, come dovrebbe parlare uno che fa il suo mestiere. La tuta è quasi bella come quella usata nei test di fine stagione, lui ha un gran sorriso addosso, sembra quasi teso per avere sulle spalle un’azienda. E infatti parla dell’Aprilia e di quello che significa essere lì, di quando è andato a vedere il reparto corse a Noale e si è accorto di avere a che fare con gente totalmente coinvolta nel suo lavoro, gente a cui brillavano gli occhi all’idea di lavorare per lui. Bravi. Marco dice di volersi togliere “tutto il nervoso dello scorso anno”, della brutta accoppiata tra la sua ‘vecchia’ GP23 e le nuove Michelin, è convinto che Jorge Martín possa avere molto da dargli. Aprilia, per cui è cresciuto col fumo dei due tempi e i getti da cambiare, ha la faccia di Marco Bezzecchi. La faccia di uno a cui piace da matti.
Ok, ma com’è la Aprilia RS-GP25?
Era da anni che non si vedeva una squadra così unita. Anche perché l’unione la si misura pure con le differenze: Jorge ha un cappellino bianco Red Bull, Marco ne indossa uno nero Monster Energy. Jorge veste Alpinestars - con una tuta nuova dalla gobba molto stretta - Marco Dainese. Uno magro e slanciato, l’altro bassotto e carico di muscoli. Eppure eccoli lì, a parlare di come la moto abbia dato ad entrambi le stesse sensazioni. L’anteriore migliore di sempre, per esempio. Per Martín è addirittura troppo performante, si potrà rinunciare a qualcosa in termini di feeling e premiare altre aree della moto. Interessante anche quando Lorenzo Savadori ci ha raccontato che tutti e due gli ex ducatisti hanno una frenata diversa rispetto a quella dei vecchi piloti, un qualcosa da affinare e portare in pista il prima possibile: vuol dire che durante la stagione vedremo dei miglioramenti tecnici importanti.
Gli obiettivi sono chiari per entrambi: arrivare a conoscere il pacchetto, portarlo al limite, alzare il livello e finire le gare. La moto è bella, non serve un ingegnere ad accorgersi delle novità. La carena a effetto suolo, ventilata e con le pinne in coda, e poi quello che c’è sotto, oltre 280 CV di potenza. E poi gli sponsor a cui, ci dice Massimo Rivola, la nuova line up è piaciuta moltissimo.
Per la gente di Aprilia questo è l’anno della rivoluzione, quello in cui è stato fatto il passo in avanti più grande di sempre. Il che non era scontato: si è partiti da una Superbike adattata, poi un progetto nuovo, da zero, rivedendo completamente gli investimenti. A quel punto sono arrivate altre persone, gente come Elena De Cia, come Antonio Boselli. Per il 2025 è arrivato un nuovo direttore tecnico, Fabiano Sterlacchini, e due piloti velocissimi. In Aprilia c’è il campione del mondo. È una bella storia perché niente è arrivato gratis, per caso, con la fortuna o aspettando. Lo vedi da lontano che l’amore per le corse che c’è in Aprilia è come l’amore che si prova per le persone, quello che parte da una follia per poi chiederti un impegno quotidiano, sempre grande e sempre nuovo. Non è un caso che Massimo Rivola abbia parlato di matrimonio: “Verranno tempi durissimi e ne usciremo solo dicendoci quello che pensiamo l’uno dell’altro. Ma non dico niente di straordinario, è così che si fanno le cose sul lavoro, ma pure in famiglia”.
Aprilia è arrivata quasi in silenzio, un passo alla volta. Eppure, mentre le giapponesi faticano, KTM rischia di chiudere e Suzuki l’ha già fatto, a Noale si va avanti col machete, imperterriti e inarrestabili. Ora che c’è un progetto nuovo, una guida nuova, un campione del mondo e un’energia diversa, per la prima volta ad Aprilia manca una cosa soltanto per giocarsela con Ducati. Una cosa semplice e breve, anche se complessa e totalizzante, come sempre nelle corse: il tempo. Ci vorrà tempo per conoscersi, per lavorare assieme, per rivedere i dettegli di un progetto restituendoci quell’amalgama fondamentale per mettere in pista la giusta consistenza nei risultati, vera chiave del successo per il direttore tecnico Fabiano Sterlacchini. Dovranno fare i conti col fatto che qui, in MotoGP, il tempo è sempre davvero poco.