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È un nuovo Jorge Martín, da lupo a capobranco: "L'Aprilia mi dà motivazioni pericolose. Marquez ha un compito più difficile del mio? Chiedetelo a lui"

  • di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

17 gennaio 2025

È un nuovo Jorge Martín, da lupo a capobranco: "L'Aprilia mi dà motivazioni pericolose. Marquez ha un compito più difficile del mio? Chiedetelo a lui"
In due mesi l'atteggiamento della gente nei confronti di Jorge Martín è cambiato ("In Spagna ho meno libertà per strada, fa parte del processo"), ma è cambiato anche il piglio del numero uno, che in poco tempo ha interiorizzato la differenza che corre tra essere molto forti ed essere campioni. Alla presentazione del Team Factory Aprilia 2025, il nuovo leader di Noale non si è nascosto: "Sulla cifra da mettere sul cupolino non c'è stato bisogno di scegliere. Adesso ho un qualcosa che gli anni scorsi mi mancava e che sommato alla mia disciplina può rendermi pericoloso"

di Tommaso Maresca Tommaso Maresca

Due stelline disegnate sugli stivali neri, che si riproducono tali e quali all'interno del numero uno, dorato e appiccicato sul cupolino corvino della nuova Aprilia RS-GP 2025. Jorge Martín non ha nemmeno avuto bisogno di scegliere tra il suo 89 e la cifra che solo i campioni del mondo posso permettersi; l'indecisione sventolata al Montmelò, dopo la conquista del suo secondo titolo mondiale, era dovuta ad un presente così bello da annullare qualsiasi voglia di programmazione futura. "La verità è che non c'è mai stato nessun dubbio, ci pensavo da tanti anni, da quando ero in Moto2. Era molto importante, sia per me che per Aprilia, sentivo il loro calore ancora prima che finisse la stagione. Penso sia un orgoglio sia per Pramac che per Aprilia portare questo numero. Inseguo le grandi sfide, penso che cercare diventare il primo pilota a vincere con Aprilia sia grandioso per fare la storia di questo sport" - ha dichiarato il nuovo numero 1 a margine della presentazione della squadra di Noale negli studi Sky di Milano. 

L'Aprilia che vedremo in pista già tra un paio di settimane nei test di Sepang ha uno sguado cattivo: scura, nera e rossa, diabolica, qualche sfumatura violacea in meno rispetto all'edizione 2024, ma diversi sponsor in più. Jorge Martín l'aveva assaggiata a Barcellona due mesi fa, nel martedì di test successivo al trionfo, dal quale era uscito con un sorriso di approvazione: "Appena uscito con l'Aprilia mi ha colpito il davanti, che mi sembrava quello di una moto stradale, di quelli che ti danno grande feedback. Con la Ducati spesso questa cosa mancava. Con la RS-GP quell'area è davvero troppo buona, e penso che ci sia del margine per togliere qualcosa da lì e portarla da altre parti. Il lato negativo è che mi mancano chilometri su quella moto, dobbiamo mettere a posto elettronica e ciclistica perché a Barcellona era abbastanza nervosa. In generale il feeling è stato molto buono".

 

 

 

 

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Ovviamente - è il sogno di ogni pilota - Jorge si augura che in Malesia il Team Factory di Noale trasformi parte delle indicazioni fornite a novembre in migliorie tangibili alla prima uscita dai box. Lungo la pitlane di Sepang scorgeremo davvero la nuova Aprilia, per la prima volta in pista con la livrea svelata ieri, con modifiche aerodinamiche e telaistiche che ormai le squadre si guardano bene dal mostrare a giornalisti e rivali nella giornata di presentazione, adatta per scattare qualche foto con i nuovi colori e per concedere ai media le prime impressioni dei piloti dopo la pausa invernale. La conferenza stampa di Jorge Martín, in particolare, ha toccato i picchi più elevati quando gli abbiamo chiesto del capotecnico (Daniele - Radar - Romagnoli, che seguirà Jorge in Aprilia dopo il titolo vinto assieme in Pramac) e degli obiettivi preposti per il Gran Premio della Thailandia, che inaugurerà ufficialmente il 2025 delle due ruote nel primo weekend di marzo. 

La risposta di Martín su Romagnoli è stata tutt'altro che scontata, con lo spagnolo che non ha nascosto una leggera indecisione nella scelta del nuovo staff: "Cosa ci siamo detti con Daniele dopo i test? Sono onesto, la mia priorità era avere come capotecnico una persona che avesse già lavorato in Aprilia, per rendere l'adattamento più rapido. Allo stesso tempo era importante avere accanto una persona che mi conoscesse bene, e sono molto contento di lavorare di nuovo con Daniele, anche perché lo vedo ancora più carico di me. Lui ha una grandissima esperienza, ha lavorato nei team factory Yamaha e Ducati, adesso è in Aprilia. Insieme siamo stati campioni del mondo, quindi penso che la nostra sia una bella squadra".

 

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Ancor meno banali le considerazioni di Jorge sul weekend di gara di Buriram e, in generale, sulla stagione che lo aspetta: "In Thailandia l'obiettivo sarà finire la gara per capire i limiti della moto. Adesso non serve iniziare a cadere senza motivo, è importante capire fin dove possiamo arrivare. Da Buriram in poi, l'obiettivo sarà migliorare il pacchetto e il feeling con la moto. Più difficile la mia sfida con l'Aprilia o quella di Marc con la Ducati? Bisognerebbe chiedere a lui, io ho la mia sfida che è abbastanza grande, ho una moto che non conosco e all'inizio sarà sicuramente difficile. Ho tanta fiducia nella gente con cui lavoro e molta motivazione, cosa che non avevo negli scorsi anni. Sono un pilota che è sempre andato molto di disciplina, e adesso questa disciplina sommata alla motivazione può essere pericolosa". 

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È questo il modo con cui il nuovo numero 1 avvisa paddock e rivali. È il campione del mondo, ma non è sazio, non si è seduto sugli allori: la prospettiva di portare al successo una Casa che non ha ancora vinto un titolo in MotoGP, di battere una Ducati rossa che lo ha scartato due volte, accende in Martín uno stimolo mai sperimentato prima. Allora ecco che su questa Aprilia dalle sembianze già grintose si accovaccia un pilota che in nemmeno due mesi pare aver interiorizzato la differenza che corre tra essere molto forti ed essere campioni. Jorge, per dirla come si farebbe oggi sui social, fino a due mesi fa era solo un lupo. Ora è il capobranco della MotoGP: "È fantastico vincere un mondiale, il feeling di felicità che si prova nelle settimane successive lo auguro a tutti perché è una cosa indescrivibile. In verità da quando ho finito l'ultimo weekend del Montmelò fino a gennaio ho fatto solo due giorni a casa, e alla fine ero un po' stanco di essere sempre impegnato. Da domani finalmente starò due settimane a casa, non vedo l'ora, e penso che lì sarò finalmente felice. Il cambiamento di popolarità un po' l'ho sentito, ho meno libertà nelle strade, soprattutto in Spagna. È parte del processo, se in futuro sarà sempre peggio vorrà dire che avremo fatto un bel lavoro".

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