È un giovedì pomeriggio qualsiasi di ottobre, apri Instagram, Facebook o X e vedi Valentino Rossi che indossa una t-shirt bianca con le grafiche di Guerre Stellari. Star Wars usciva nelle sale nel 1977 e lui, Valentino, sarebbe nato nel giro di quindici mesi. L'aura di nostalgia che comincia a prendere il sopravvento sui tuoi sentimenti trova conferma nelle prime parole del 46, che sorridente annuncia: "Ciao ragazzi, siamo qui nel mio museo e volevo farvi vedere la mia collezione di caschi di altri piloti, di amici, di motociclisti, di crossisti e di automobilisti. Voglio mostrarvi tutto perché ne vado molto fiero. Iniziamo!". Rossi parla e dietro di lui ci sono tute, caschi, saponette, stivali e trofei ordinati in scaffali e vetrine con precisione meticolosa. Il filtro della telecamera scompare, sembra di essere veramente nel paese dei balocchi di qualasiasi appassionato di motorsport, anche perché è Valentino il camerman, il regista, lo sceneggiatore, il narratore di questo gustosissimo fuori programma, di questo tripudio di storie, grafiche e colori. Rossi inquadra i pezzi pregiati della sua collezione, raccontandone l'origine, la provenienza, qualche breve aneddoto.
Si parte dai caschi che il 46 ha ricevuto da piloti della Formula 1: si scorgono un Lewis Hamilton edizione 2014, un Felipe Massa stagione 2011, entrambi affiancati alle iconiche calotte rosse di Michael Schumacher, di cui Valentino possiede sia un esemplare dell'epoca Ferrari che del biennio Mercedes. Succesivamente è il turno di "un sacco di piloti giapponesi miei amici con cui ho corso negli anni '90": ecco una fila di caschi utilizzatati da Haga, Abe ("Che è stato il mio idolo sin dall'inizio" - aggiunge Rossi), Manako, Harada, Okada e Sete Gibernau, unico intruso dello scaffale dedicato agli inconfondibili caschi fumettistici e orientaleggianti. Poi si passa alla Nascar e al Motocross, con Kyle Busch, Chad Reed ("Grande amico"), Jeremy McGrath ("Gli anni d'oro", puntualizza Valentino, che non a caso sfoggia tre caschi dello statunitense), Ricky Carmichael, Ernesto Fonseca, Stefan Everts, Tony Cairoli, Axell Hodges ("Numero uno del freestyle, questo me l'ha regalato quando è venuto al Ranch"). Con Doriano Romboni, Randy Mamola e Angel Nieto, Valentino archivia i ripiani di coloro che hanno fatto la storia del Motomondiale del ventesimo secolo.
"Adesso - si sposta Valentino - andiamo nell'altra zona dove ci sono delle belle perle. Qui per gli appassionati di MotoGP c'è da leccarsi i baffi. Allora, in prima fila Pecco Bagnaia quando ha vinto a Valencia, nella mia ultima gara, con il casco 'Che spettacolo'. Ecco il casco del mio amico Mattia Pasini, oltre a quello di Roberto Locatelli quando ha vinto il Mondiale. Poi Marco Bezzecchi quando correva nel team Sky, Alex Rins, Fabio Quartararo e i due di Maverick Vinales quando siamo stati compagni di squadra. Ora arriviamo al grande periodo della MotoGP - annuncia Rossi mentre cambia inquadratura - e abbiamo Andrea Dovizioso, Jorge Lorenzo, Casey Stoner e Daniel Pedrosa". Un piccolo salto nel montaggio e Rossi torna in onda, ma non più dal museo. In sottofondo, infatti, si sentono i versi di Giulietta: "Ho qualcosa anche qui a casa, ad esempio il casco di Paolo Tessari, mio grande rivale in 125cc e in Sport Production, quello di Kevin Schwantz ricevuto due anni fa ad Austin, il Bell di Lewis Hamilton risalente a quando ho provato la sua macchina. Poi Nigel Mansell, mio grande eroe della Formula 1. E infine, un casco di Ayrton Senna (risata di gusto)". La dedica che si legge sulla visiera del casco scambiato con Andrea Dovizioso, forse, riassume tutto: "Che spettacolo unico e irripetibile averlo condiviso con te!".