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A.A.A. Prima Volta: Argentina, Aprilia, Aleix Espargarò. Che spettacolo quando una favola non è per caso!

3 aprile 2022

A.A.A. Prima Volta: Argentina, Aprilia, Aleix Espargarò. Che spettacolo quando una favola non è per caso!
Il brutto anatroccolo che diventa cigno. La solita favola che non stanca mai e che ha rivissuto la sua domenica bestiale in MotoGP. Perchè l'Aprilia, quella a cui tutti davano addosso, ha vinto e ha vinto di forza, con un pilota che lassù non c'era salito mai e dopo anni di lavoro a testa bassa e maniche tirate su.

Dire Aprilia significa ricordarsi quando eravamo ragazzini, quando c'era l'SR per quelli che amavano il variatore e l'RS per quelli che invece non potevano fare a meno di rovinarsi la scarpa sinistra con il cambio. Dire Aprilia significa le prime sigarette con quel marchio lì che stava su quelle carene lì, significa odore di miscela, suono acuto dei due tempi. E per quelli un po' più grandi significa pure RS250, la migliore di sempre, la moto che solo a citarla ti viene da ricordarti quanto l'avevi bramata, sognata, voluta e quanto sei stato idiota a venderla per qualcosa di più grande, ma pure più giappo. Dire Aprilia significa dire Max Biaggi, ma anche dire dell'esordio di tutti Valentino Rossi compreso, e significa ricordarsi di Marcellino Lucchi quella volta lì al Mugello, quando ci fece piangere. Bello, bellissimo. Ma dire Aprilia è significato anche dire passato...troppo passato.

Fino a oggi, 3 aprile (forte, è?) 2022.perchè oggi Aprilia è tornata a fare quello che ha sempre fatto nella sua storia: vincere. E nell'unica categoria in cui non c'era mai riuscita: la Classe Regina. L'hanno fatto dopo anni da ultimi, trattati come ultimi, con un pilota che poteva pure chiamarcisi "ultimo". E che invece si chiama Aleix Espargarò: uno che c'ha creduto sempre, che magari dice un po' troppo quello che pensa e non sempre lo dice bene, ma che ha lavorato come un matto per dimostrare che è vero che conta la vittoria, ma che ancora di più contano il viaggio e i viaggiatori. Perchè se vinci gustandoti il viaggio e i viaggiatori, anche la fatica costa di meno, anche le delusioni pesano poco e trovi la forza di andare avanti e di ricordarti che lavori per un marchio che è stato il sogno di un sognatore, Ivano Beggio, e che se ci metti pure un po' di umanità alla fine arrivi dove vuoi arrivare. Albesiano, Rivola, Espargarò, pure Vinales in qualche modo, oggi ci sono arrivati: sul gradino più alto del podio.

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E ci hanno fatto salire anche la storia di Aprilia, fatta di corse e uomini veloci. Di pensiero, di apertura all'innovazione e pure di spirito. Quello stesso spirito che ci hanno messo quando non hanno abbandonato Andrea Iannone, aspettandolo fino quasi a farsi del male in attesa di una sentenza che poi è arrivata tardi e male, lavorando sempre con il simbolo Max Biaggi, rispettando prima di tutto il valore delle persone e della storia che sotto quella A, che prima era maiuscola e adesso è minuscola, è diventato forza autentica. Bene. Benissimo l'Aprilia in questo giorno di Aprilia. E adesso l'America...Austin, insomma, un altro paio di A.

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