Prima l’aereo che non arrivava, poi il venerdì di prove cancellato e un sabato passato sempre in sella nel tentativo di recuperare i giri perduti; che quello d’Argentina non sarebbe stato un GP normale è stato chiaro sin da subito. E così è andata quando a parlare è stato il cronometro, perché la prima fila non l’avrebbe azzeccata nemmeno il più eclettico degli scommettitori. I big, per una ragione o per l’altra, hanno fallito tutti e alla fine a far fermare il cronometro prima di tutti gli altri è stato Aleix Espargarò. Che, sia inteso, ha piazzato una qualifica pazzesca dimostrando di aver trovato un feeling perfetto con la RS-GP. Dietro di lui ci sono due Ducati, ma anche qui sono quelle che non ti aspetti: la Desmosedici Pramac di Jorge Martin e quella del Team Mooney di Luca Marini.
Merito pieno per tutti e tre, lo ribadiamo, ma in questa prima fila c’è un altro paradosso: una moto ha fatto un passo avanti e due ne hanno fatto uno, grosso, indietro. Che significa? Significa che l’Aprilia ormai è in crescita continua, che le evoluzioni proposte da Romano Albesiano pagano ogni volta di più e la prova sta nel fatto che anche Maverick Vinales, che ultimamente ha lottato sempre nelle posizioni di coda, ha chiuso al quinto posto oggi. E poi significa che ci sono due Desmosedici che invece invece sono tornate indietro. Lo ha spiegato Jorge Martin: “Ho avuto la sensazione che nel prestagione siamo andati fuori strada con i setting, quindi ho chiesto ai miei meccanici di tornare alle origini”. E ‘ andata bene. La stessa cosa, stando a quanto si dice, l’ha fatta Luca Marini, provando a rendere la Desmosedici 2022 molto più simile, in fatto di settaggi, alla moto dell’anno precedente.
Era necessario, quindi, tornare indietro, fermare la foga dei balzi in avanti che in Ducati fanno un po’ parte del DNA del marchio, ma che in questa stagione stanno costando cari, carissimi, ai due piloti ufficiali. Pecco Bagnaia sembrava dover guidare un cavallo impazzito invece di una motocicletta e Jack Miller, che invece era riuscito a entra direttamente in q2, s’è steso vanificando sin da subito ogni sogno di gloria. Se la notte appena trascorsa è stata quella dei meccanici al lavoro per montare box e moto dopo l’ormai noto problema dell’aereo cargo fermo in Africa, la notte che verrà sarà, probabilmente, quella dei dirigenti al lavoro. Perché se Ducati vuole raddrizzare questa stagione c’è un progetto da rivedere prima possibile, magari facendo proprio qualche passo indietro e guardando al passato recente.