Quattro gare, quattro vittorie. Luca Salvadori ha vinto, domenica, il titolo del National Trophy 1000, con un appuntamento d’anticipo, complice il ritiro di Filippo Rovelli e del Team Pistard e del decimo posto in gara di Alessandro Andreozzi. I colleghi scrivono campione postumo, una definizione che prova a mettere la normalità dove non potrà mai stare. Succeda a Imola, che è un circuito bellissimo e maledetto assieme, un luogo dove si continua a respirare quell’alone di tristezza che accompagna sempre le corse, il rovescio della medaglia dello sport fatto così, a motore. Imola è dedicata a Enzo e Dino Ferrari ed è il ricordo del figlio che se n’è andato prima del padre, Imola ha ucciso Ayrton Senna trent’anni fa e sepolto Fausto Gresini, a cui è stata dedicata la variante alta. Imola, quella della Piratella e delle Acque Minerali, bella come nessun’altra e spaventosa come un’ultima scelta, omaggia Luca Salvadori ricordandoci che non serve restare a lungo per vivere in eterno.
Gli algoritmi social, così attenti a tutto ciò che accade, fanno girare i video di Luca, vanno fortissimo l’intervista al padre Maurizio e la serie sulle corse su strada, ma pure gli omaggi dei fan, i reel sui social, addirittura le belle parole di Guido Meda al funerale che qualcuno ha ripreso, tagliato e ripubblicato. Probabilmente Luca si sarebbe fatto una bella risata: in tendenza anche dall’aldilà, provate a fare di meglio. Nel frattempo in redazione arrivano messaggi che chiedono dove sia sepolto, come fare per salutarlo in privato e prendersi un momento intimo con un ragazzo che in qualche modo era riuscito a farsi amare nel profondo, sul serio, anche attraverso uno schermo.
È ancora l’ultimo giorno di settembre, la stagione delle corse si trascina verso i suoi epiloghi. Succede che cominci a pensare a cosa abbia lasciato questo ragazzo a noi che siamo qui. Luca era cresciuto. Dall’ombra del padre di cui era per tutti il figlio si è fatto più grande, al punto che quell’uomo forte, di spettacolo e motorsport, capace di vincere un mondiale Formula e organizzare il Jova Beach Party nello stesso anno, era diventato Salvadori senior, il padre di Luca. Era cresciuta anche la gente attorno a lui, che aveva cominciato a seguirlo per sapere quanto costa correre in moto e come si gira al Mugello sotto i due minuti per poi trovarsi con quell’amico a cui riesce tutto bene.
A chi resta non rimane solo il dolore, più in fondo c’è di più ed è tutta roba che conviene andarsi a prendere. Lo vedi, lo sai che in molti prenderanno in mano la vita come faceva lui: vado, ci provo, mi spingo più in là, faccio un tentativo. A chi resta, Luca ha dato un motivo per lottare e vedere le cose da una prospettiva diversa: nel National Trophy aveva cominciato a correre nel 2017 che era un pilota come tanti, tantissimi altri. Era arrivato a riempire i circuiti da solo, fino a spingere i propri avversari a non correre per omaggiarlo. Luca funzionava perché era vero e continuerà a funzionare ancora, con le cose che verranno adesso, perché continua ad essere potente e diretto ma, appunto, soprattutto vero. E questo esempio è un lascito enorme, un regalo bellissimo.