Marc Marquez è fuori, Enea Bastianini anche. Il GP d’Indonesia ci dice questo sulla lotta al mondiale 2024 e prima o poi sarebbe dovuto succedere questo o l’esatto contrario, con uno dei due outsider - o entrambi - in folgorante ripresa. La questione invece sembra esattamente la stessa dello scorso anno, con Pecco Bagnaia da una parte e Jorge Martín dall’altra a contendersi il mondiale piloti. In mezzo ci sono vittorie, strategie, regolamenti, tecnica ed errori. Anzi, soprattutto quelli. Bagnaia ha sette zeri e sette vittorie la domenica, Martín tre zeri e tre vittorie.
Considerando che lo spagnolo guida la classifica di 21 punti, la strategia vinci e sbaglia di meno sembra aver pagato di più, almeno per adesso. Così come sembra che i tanti errori commessi da entrambi siano frutto della competizione che sia Martín che Bagnaia sono convinti di poter vincere a a botte di tempi sul giro. È una battaglia più fine rispetto ad una fatte di sportellate e sorpassi ma è altrettanto violenta, tanto che nessuno si aspetta più di vedere il “confronto diretto” come fossero le presidenziali in America o una gara anni Novanta, c’è piuttosto da vedere chi sarà l’inseguitore e chi invece tenterà la fuga. Chi saprà reggere meglio mentalmente.
Eppure si parla ancora di gomme
Era successo lo scorso anno in Qatar e continua a succedere adesso che si arriva a fine stagione: si parla di gomme. Bagnaia a Misano ha accusato Michelin, neanche troppo velatamente, di aver fornito pneumatici diversi, che “si accendono dopo 10 giri”. Lo ha fatto anche dopo il GP dell’Indonesia parlando del venerdì, ma in maniera più sottile. “Ho sempre sofferto con la gomma posteriore? In realtà il venerdì, perché abbiamo perso completamente il secondo turno per motivi che non si possono dire”, ha dichiarato a Sky dopo la gara.
Su questo probabilmente si discuterà per sempre, ad essere interessante invece è il commento tecnico: Bagnaia, come ha sottolineato anche Davide Tardozzi dopo il GP, ha parlato di caratteristiche diverse tra GP23 e GP24. La moto ufficiale ha meno aderenza al posteriore e la gomma ha bisogno di essere accesa subito, in partenza, mentre la GP23 di grip ne ha anche troppo, cosa che può risultare uno svantaggio in altri contesti, per esempio quando l'asfalto è in ottime condizioni. Perché Jorge Martín non lamenta questa problematica? Perché parte a fuoco e riesce a spingere da subito, che poi è stata anche la chiave delle vittorie di Bagnaia quest'anno. Poi, forse, in Pramac utilizzano un assetto leggermente diverso che permette di mandare prima in temperatura le gomme, ma questo nel team ufficiale lo saprebbero. Di certo, a decidere il mondiale non saranno né Michelin né tantomeno Ducati, saranno soltanto i piloti con le loro scommesse.
Impossibile smettere di rischiare
Per assurdo, con l’introduzione delle Sprint e i conseguenti 37 punti da assegnare ogni weekend, se vuoi il mondiale in MotoGP devi rischiare, devi fare un centesimo meglio rispetto a un altro che guida la tua stessa moto. Farlo oggi il più delle volte significa cadere, perché il margine è sempre più sottile ma con distacchi così risicati è impossibile tenersi del margine. Non ci si può accontentare e in questo Bagnaia (suo malgrado) è un maestro: sbaglia di più e impara di più, che poi è il motivo per cui, nonostante i 21 punti di svataggio, resta ancora il grande favorito al titolo. Oltre a questo, Pecco ha già due mondiali in fila, tre complessivi, è forte di testa e sa come rialzarsi. Il grande vantaggio di Jorge invece è la lezione ricevuta lo scorso anno in piste come Mandalika - dove si stese con 3 secondi di vantaggio - e Phillip Island, quando invece sbagliò la scelta della gomma per umiliare l’avversario. Stavolta sarà più attento, punterà a guadagnare il minimo sindacale, limiterà le sparate. Ma farlo quando il tuo avversario è sempre all'attacco, spregiudicato e pronto a tutto per chiudere davanti, rischia di portarlo all'errore. Saranno