Arriva il weekend del secondo Gp della stagione a Misano, con due assoluti protagonisti nell’immaginario collettivo: uno che ne sta andando sportivamente (Valentino Rossi, all’ultima gara della carriera in Italia) e uno che purtroppo se n’è andato davvero, dieci anni, fa, Marco Simoncelli, al quale il circuito è dedicato.
“Non mi sembra – le parole di papà Paolo raccolte dal Giornale – che siano passati dieci anni. Sembra incredibile: il tempo passa ma Marco resta nel cuore di tutti e non se ne andrà mai. […] Per l’occasione faremo tante belle cose, a partire da “Sic”, il documentario che racconta la vita e la carriera di Marco con un ricordo molto intimo e personale. Ci saranno anche altre iniziative. Tutte cose speciali. C’è solo un problema: Marco non c’è”.
In qualche modo però la presenza del pilota coi riccioli, morto in pista a Sepang il 23 ottobre 2011 in un incidente che coinvolse anche lo stesso Valentino Rossi, si continua ad avvertire: “L’affetto verso Marco – conferma il padre – è incredibile. Ancora non capisco questo fenomeno mondiale. Non ho mai smesso di ricevere lettere, messaggi, mail, testimonianze d'affetto. Abbracci. Da ogni angolo del globo. Ogni giorno, e ogni giorno di più. Marco è più popolare adesso di quando combatteva contro Valentino Rossi, Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa o Andrea Dovizioso. Le persone mi fermano per strada, in circuito, mostrando orgogliosi i tatuaggi che si sono fatti. Sono un tributo a mio figlio, a questo ragazzo speciale: sono disegni in cui campeggiano il 58, i suoi riccioli folti, il suo sorriso. Non solo, in era pre-Covid al suo museo avevamo anche 35.000 visitatori all’anno. Le persone continuano a suonare alla nostra porta. Molti portano olio e vino, altri vogliono vedere dove abitava Marco. Questo calore ci ha aiutato. […] Marco era una persona semplice, autentica, genuina, sincera. Era in grado di toccare i cuori della gente, senza distinzione di nazionalità o età, semplicemente perché era vero”.
Sulla fondazione del Sic e sulla casa per disabili inaugurata a Coriano due anni fa: “C’era il desiderio di restituire tutto questo amore. In passato abbiamo aiutato tante associazioni, messo su un ospedale a Haiti. Però era importante fare qualcosa di concreto anche qui, vicino a casa”.
E sulla Squadra Corse Sic 58 nel Mondiale: “Il nostro team è nato per necessità, per un bisogno del cuore. È stato un modo per sopravvivere, per ricominciare a vivere di nuovo. Per rimettere in pista quella passione, quei sogni, quell’allegria che hanno portato Marco a diventare campione del mondo. […] Abbiamo iniziato al Mugello nel 2013 nel campionato italiano Civ con due pilotini e due moto e oggi schieriamo sette piloti: quattro nel campionato spagnolo Cev e tre nel Motomondiale con Tatsuki Suzuki e Lorenzo Fellon in Moto3, e Mattia Casadei nella MotoE. […] Mi piace molto la Moto3 perché questi ragazzi sono meravigliosi. Mi piace insegnare a quelli che vogliono ascoltare. Il mio vantaggio è essere stato babbo. Da uno sguardo, un movimento, una mezza parola di questi ragazzi, capisco già di cosa hanno bisogno. Mi stanno regalando delle grandi soddisfazioni. […] Mi piace trasmettere cosa sia il motociclismo, insegnare a prendere il nostro sport con impegno. Ai miei ragazzi insegno il valore della genuina sportività, della solidale stretta di mano, dell’abbraccio come perdono dopo una caduta. Amiamo questo sport – conclude Paolo Simoncelli, sentito da Maria Guidotti – e guardiamo avanti. Nel nome di Marco”.