Frena come un demonio in una lotta con la moto che trasforma ogni volta gli attimi in eterno. E sicuramente è per questo se Mauro Sanchini, commentatore della MotoGP per Sky, è arrivato a scomodare il paragone grosso: “Pedro Acosta ricorda Kevin Schwantz”. Un po’ ci sta, anche se sulle prime viene quasi da barcollare, visto chi è stato Schwantz per una intera generazione di appassionati e visto che Pedro Acosta, nonostante due mondiali già vinti, deve ancora mettersi in tasca la prima vittoria in MotoGP. Però a pensarci al netto dell’idolatria sì: Pedro ricorda il suo stesso idolo (più volte ha raccontato di essere cresciuto con i video di Schwantz che gli mostrava suo babbo). Perché frena in quel modo lì. Perché sembra sempre sul punto di lanciarla e essere sparato per aria. Perché arriva a prendere la corda quando chiunque finirebbe per campi. E pure perché non molla fino a che non vede la bandiera a scacchi. Di una gara. O di una stagione, visto che adesso il giovane spagnolo è a tre sole lunghezze da Pecco Bagnaia in classifica generale e che a Valencia proverà a assicurarsi il quarto posto, nonostante una moto che ha molti limiti.
Intanto, con quella faccia lì di uno che non è mai contento, il pilota della KTM s’è portato a casa da Portimao due podi che si possono finalmente definire solidi. Anche se lui, come al solito, tende a guardare ciò che è mancato, scomodando non Kevin Schwantz, ma la tradizione dei pescatori: “pure a Portimao siamo morti sulla riva”. Nel senso che la riva è arrivata quando il pesce che si stava inseguendo sembrava ormai praticamente messo nella rete. “Però – ha poi aggiunto – ho visto miglioramenti e oggi non abbiano neanche consumato troppo le gomme. Penso che quella di oggi sia stata una gara molto mentale, in cui si è dovuto saper soffrire, conoscere la nostra posizione. La gara di ieri mi ha permesso di mettere in mostra i miei punti di forza: quando sono più o meno alla pari con gli altri posso farcela. Però ciò che ti fa vincere un campionato è la costanza, essere sempre sul podio e, nei giorni no, forse non essere così male o lasciarsi prendere dalla frustrazione che porta sempre a un errore più grande. Dobbiamo continuare in questa direzione perché tutto questo mi sta aiutando a migliorare".
Della possibilità di chiudere quarto in classifica generale non parla nemmeno, è chiaro che ci proverà, ma l’obiettivo vero è un altro: crescere e farsi trovare pronto. Per KTM, se riuscirà a dargli l’anno prossimo una moto realmente competitiva, o magari per la Ducati del Team Pertamina Enduro VR46, visto che si parla già di corteggiamenti ripresi in vista del 2027. “L’anno scorso ho finito malissimo e quest’anno non abbiamo iniziato bene – ha proseguito il campione spagnolo – Da Le Mans in poi ho cominciato a trovare maggiore solidità. Sì, ho commesso anche diversi errori e abbiamo fatto i conti con qualche problema tecnico, ma c’è stata una crescita. Dobbiamo continuare a lavorare”.
Punti o non punti, la chiave è nel migliorare di fine settimana in settimana, sperando che KTM, nel frattempo, possa risolvere tutte le questioni interne legate a quanto e come continuare a investire nelle corse dalla prossima stagione. “Penso di aver conquistato molti punti da metà anno e è importante continuare con questa progressione – ha concluso Acosta - Ho sempre voluto essere tra i primi cinque, ma ora sono quasi più sul podio che tra i primi cinque. Questo è molto importante. Oggi il problema è stato nei primissimi giri, perché gli altri scappavano, ma sappiamo che il nostro limite è la trazione e è chiaro che se all’inizio rimani indietro di due secondi poi diventa impossibile recuperare, anche se oggi eravamo lì vicinissimi a Alex sotto la bandiera a scacchi”.