Tutti coloro che, nel giovedì di Assen, avevano incrociato Marc Marquez nel paddock, non si erano lasciati sfuggire come l’atteggiamento dell’otto volte campione del mondo fosse diverso dal solito, per certi versi mai visto. Una sensazione che, successivamente, ha trovato conferma nelle dichiarazioni del diretto interessato ai microfoni di qualsiasi emittente televisiva, o testata giornalistica, presente al Gran Premio d’Olanda 2023 della MotoGP. Sensazione che ha trovato consenso tra spettatori e appassionati, a cui i filtri delle telecamere non sono riusciti a nascondere l’espressione stanca, spossata, scavata e pallida del Cabroncito. Sensazione che ha trovato riscontro anche in pista, questa mattina, quando un Marc Marquez insolitamente e colpevolmente distratto ha tamponato Enea Bastianini, mentre entrambi erano alle prese con un giro di rallentamento in qualifica. Sensazione che non è stata smentita dal cronometro, sempre veritiero, che - dopo il “me la prendo con calma” di Marc di inizio weekend – non ha mancato di registrare i tempi del 93, costantemente lontani dalla top ten, in ciascuna delle sessioni ufficiali fin qui disputate. Fino ad arrivare alla Sprint Race di questo pomeriggio, conclusasi con una mestissima diciassettesima posizione per Marc Marquez.
La domanda sorge spontanea: “Marc, perché questo repentino cambio di atteggiamento dopo il Sachsenring, dove una settimana fa sembravi disposto a prenderti tutti i rischi del mondo?”. La risposta è cruda, ma decisamente significativa: “Non spingere dopo quello che è successo in Germania è normale. Ho un dito rotto, una costola rotta e un legamento del piede lesionato. Alla fine sono umano”. Ecco, Marc Marquez è umano. Persino troppo umano, direbbe Friedrich Nietzsche se per la prima volta lo vedesse in azione ad Assen, durante questo fine settimana. Perché un Marquez così stanco, così demotivato, così saturo di negatività, non si era mai visto. Nemmeno un anno fa al Mugello, quando annunciò la quarta operazione al tartassato omero destro, e, di conseguenza, il fisiologico quarto stop dalle corse. Questa volta Marc è profondamente acciaccato, sofferente. Eppure il dolore più grande, anche a giudicare dalle sue parole, non sembra essere di natura fisica. Marquez patisce un disorientamento tutto nuovo, figlio della consapevolezza di non avere né le armi, né le più minime risorse per puntare non a vincere, ma quantomeno a divertirsi in sella alla Honda. L’otto volte campione del mondo, che sei giorni fa aveva evitato un conclamato patibolo ritirandosi dalla Gara del Sachsenring dopo cinque cadute in 48 ore, sembra aver affrontato questo weekend con la sola speranza che finisca il più presto possibile. Perché Marc adesso è troppo stanco per qualsiasi cosa, troppo poco lucido per mettersi alla guida di un team che ha smarrito la direzione. L’elemento più preoccupante è proprio questo: al fianco di Marquez, ai box, non sembra esserci nessuno in grado di fornire supporto, di deresponsabilizzare Marc nel momento in cui lui, pilota e uomo, ha evidente bisogno di aiuto.
La Honda ad Assen ha abbondonato il telaio Kalex con cui il 93 sfiorò il podio a Le Mans, preferendo un reset totale e riportando in pista la configurazione di inizio stagione - la RC213V di Portimao – con cui Marc è nuovamente scivolato nelle FP2 di ieri, non appena ha provato a spingere. Oggi Marc Marquez è stato l’unico pilota a disputare la Sprint Race con una gomma morbida all’avantreno, che ha contribuito a farlo sprofondare nelle più buie retrovie, quelle in cui il 93 non aveva mai messo naso. Marquez che, ai microfoni di Sky, ha spiegato molto candidamente la sua situazione: “Ho messo la morbida davanti perché era quella che mi dava più avvertimenti per non cadere. Anche se andiamo più piano, è giusto riprendere fiducia con la moto gradualmente. Questo è quello che ci vuole adesso. Questa mattina sono partito bene, poi mi spiace per l’infortunio nelle qualifiche con Bastianini, alla fine sono andato a parlare con lui e ci siamo chiariti. Anche in spagnolo, in questi casi, si dice ‘piove sul bagnato’. Almeno abbiamo finito la gara, domani è un altro giorno e la prossima settimana finalmente vacanza. Guido la moto, sì, ma prendo un decimo ad ogni cambio di direzione, che poi sommati diventano quattro decimi di distacco a fine giro dalla Honda più veloce qui, che è quella di Nakagami. Oggi in Sprint sono scattato bene nei primi giri, ma sentivo che quello non fosse il mio posto. Così poi, cercando di rimettermi a guidare dolce, mi sono ritrovato in un bel gruppo tra Morbidelli, Fernandez e altri e mi sono detto ‘dai facciamo la gara con loro’. Fisicamente questi tre anni sono stati duri, però moralmente è questa la situazione più difficile della mia carriera sportiva. Ma so che bisogna lavorare, tenere duro, perché un giorno o l’altro questa condizione cambierà”.