Manca qualche minuto alla fine del primo turno di qualifica, i nomi di chi si gioca il posto sono importanti. Il grosso punto di domanda però è su Enea Bastianini, mai davvero velocissimo in questo weekend, e Marc Marquez, che oltre ad aver cambiato leggermente approccio - il nuovo consiste nello smettere di spingere per continuare a campare - porta ancora addosso i segni delle cinque cadute al Sachsenring. Fare un pronostico su di loro è complicatissimo, e anche lo stesso Marquez si mette nella scia di Bastianini (che al momento gravitava intorno alla sesta fila) convinto di poterne approfittare.
Enea però sbaglia la staccata di curva uno al primo giro, rallenta, Marquez si accoda e così fa anche Stefan Bradl che stava seguendo entrambi. Quanto si sia innervosito Enea non possiamo saperlo, fatto sta che ad un minuto e mezzo dalla fine del turno sbaglia ancora e, di nuovo, esce di traiettoria per lasciar passare gli altri piloti. Marc, come prima, fa esattamente lo stesso. Soltanto che, proprio come Enea, si gira per guardare dietro tamponando con una certa violenza la Ducati di Bastianini per finire a terra. Enea ha perso la possibilità di riprovarci, Marquez quella di finire il turno. Non ci sarebbe niente di strano: è Marc Marquez bellezza, che ti aspettavi?
Ciò che è davvero incomprensibile è la rabbia di Marc dopo l’incidente, quando manda a quel paese un incolpevole Bastianini. Primo, la colpa di un tamponamento è sempre di chi lo produce e questo lo scopriamo prima di aver finito la scuola media. Secondo, se sei così dipendente dalla scia altrui da avere uno spotter al muretto dei box che ti segnala il momento adatto per entrare in pista è un problema tuo. Su questo abbiamo sempre difeso Marc Marquez: se il regolamento ti permette di farlo e ne puoi ricavare un vantaggio fai bene. È sport, mica un campionato di gentilezza e buona educazione. Se sposi questa filosofia però devi sapere che il gioco è questo, che se segui la scia di un pilota devi quantomeno essere capace di non andargli addosso.
Un altro, al posto suo, da un incidente simile ne avrebbe ricavato una lezione, o quantomeno un suggerimento: non esagerare con la scia, stai più attento. Se invece di Marc Marquez ci fosse stato un altro pilota avremmo detto che ci voleva Enea Bastianini per fargli capire che se giochi col fuoco prima o poi ti scotti. Marc invece no, continuerà per questa sua strada lastricata di pericoli e polemiche finché non finirà per tamponare qualcosa di più grande di una Desmosedici.
È così che dev’essere un campione? uno vivo no. In tempi non sospetti sono stati in molti, tra cui Giacomo Agostini, a criticare Marc per quella sua maniera di trovare il limite con le cadute: prima o poi si farà male dicevano, e puntualmente è stato così. Ha smesso? Neanche per sogno, al Sachsenring prima di rinunciare ha dovuto sbattere la moto in terra per cinque volte. Con lo stesso piglio ora c’è chi dice che Marc andrebbe fermato. Non per salvaguardare gli altri, ma per lui, perché così finirà per ammazzarsi o per finire la sua carriera alla Wayne Rainey, che da Misano 1993 vive su di una sedia a rotelle. Le cinque settimane di pausa dopo il GP d’Olanda dovrebbero aiutarlo a ritrovare una dimensione più umana, un po’ di serenità e le idee più chiare per il futuro. Ma chi gli è attorno e chi giudica in pista deve intervenire: questa manovra in qualifica va sanzionata, altre situazioni al limite anche. Perché lui, da solo, il freno non riesce ad usarlo.