“Qual è la curva più tosta qui, il tornantino?”. Davanti a noi c’è Enea Bastianini, seduto ad un grande tavolo su cui è disegnata la pista di Assen completa degli impronunciabili nomi di ogni curva. “Sì, quello è un casino. Ma forse la parte peggiore è qui, questa curva che si chiama Rus… Ruskenhoek. La verità comunque è che questa pista è tutta difficile, anche se mi piace”, conclude sorridendo. Enea è tornato da due gare appena, così la stagione che doveva produrre la più grande sfida di sempre tra due italiani nello stesso box sembra rimandata, quantomeno per il mondiale. Bastianini però di mestiere fa il pilota e quindi guarda avanti, nello specifico al GP di Gran Bretagna in programma il prossimo 7 agosto: lì, dopo cinque settimane di pausa, prevede di tornare in alto e sarà uno spettacolo vederglielo fare. Nel frattempo c’è il GP d’Olanda ad Assen, dove come miglior risultato ha ottenuto un terzo posto nel 2018 in Moto3. Non che questo abbia un significato particolare per lui, che tra le tante qualità che ognuno di noi sogna di avere ha di certo quella di saper sorprendere.
Allora Enea, chi è il pilota più veloce al mondo?
“Eh, quello che è primo adesso”.
Da quand’è più o meno che hai cominciato a pensare che potresti essere tu? Dai tempi delle minimoto, dal titolo in Moto2, dopo le vittorie in MotoGP senza una moto ufficiale…
“Penso di essere stato sempre consapevole di avere un buon potenziale. Poi credo di essermene davvero reso conto con la Moto3, quando avevo i capelli dritti tinti di biondo”.
Con l’infortunio di mezzo è presto per chiedertelo ma… quanto è diverso lavorare nel team ufficiale? In termini di persone, di responsabilità e di approccio?
“Allora, è un po’ diverso. Comunque rappresentare una casa è diverso, però è molto bello, anche se purtroppo ho avuto poco la possibilità di godermela per bene perché per ora è stato tutto un po’ in salita. Il mio desiderio è di riuscire a esprimere tutto nella seconda parte di campionato e iniziare a vivere qualche gioia, ecco”.
Qual è stato il momento più duro dopo l’incidente?
“Ah, sicuramente quando sono tornato da Jerez è stato un colpo basso. Ero convinto di essere già in buone condizioni, invece sono arrivato lì già un po’ titubante e quando ho provato la moto ho capito che avrei dovuto rinunciare anche a Le Mans: è stata dura”.
Push like a bastard è già un marchio, ci hai fatto le magliette. Quanto è importante essere un po’ bastardi in pista?
“Ah, adesso conta molto. Soprattutto sabato perché sembra che ci si giochi tutto al primo giro, quindi bisogna essere un po’ agguerriti e un po’ bastardi”.
Chi è il pilota più bastardo tra tutti i ragazzi con cui spartisci la griglia?
“Secondo me tutti possono essere bastardi, il problema è quello: non sai da chi aspettartelo e devi imparare ad aspettartelo da tutti”.
Parliamo di Marc Marquez: cosa pensi di questo suo periodo? Sembra che abbia perso un po’ di lucidità.
“Non è sicuramente una situazione facile, era rientrato dall’ennesimo infortunio e credo che il fatto non essere competitivo non lo stia aiutando, comunque Marc è sempre stato abituato a vincere e al momento non ci riesce. Forse non ha le carte per poterlo fare, ma questo non posso saperlo perché non conosco la Honda. Diciamo che da fuori la sua situazione non è un granché”.
Le battaglie più belle con il campione del mondo le hai fatte (e a volte vinte) tu. Come si batte Pecco Bagnaia?
“È un avversario molto tosto, molto forte anche in lotta perché sa frenare molto forte. Il mio pregio però è sempre stato un po’ l’inserimento ed è sempre quella la fase che ho usato contro di lui”.
La Desmosedici è una moto incredibile, ma un pilota vuole sempre qualcosa in più. Tu dove la miglioreresti?
“Sicuramente uno dei difetti che ha la mia moto è il nervosismo, diciamo che la Ducati ha questa caratteristica, che però si può sistemare. E poi un po’ l’ingresso in curva, ma quello credo sia un po’ qualcosa che non ho trovato io mentre gli altri piloti invece sì”.
Alla Gresini Racing, a Faenza, c’è una foto di te con Marco Simoncelli, entrambi Honda San Carlo, tuta e moto. Forse eravate al Mugello. Te lo ricordi? Che momento è stato quello nella tua vita?
“Certo, eravamo a Misano. Un momento bellissimo, perché comunque avevo conosciuto Marco e… era un ragazzo stra alla mano. Mi ricordo che la prima volta ci siamo visti sul palco per questa cerimonia, ad una certa lui si gira verso di me e mi fa: ‘che due maroni, oh!’. Era spontaneo, simpatico. È un peccato che non ci sia più”.
Ti ricordi questa foto qui, a Misano l’anno scorso?
“Sì, dopo la conferenza!”
Tu e Jorge vi assomigliate molto, o almeno così sembra da fuori. Sei d’accordo?
“Assolutamente, la nostra storia è stata molto simile. Anche il nostro percorso è stato lo stesso, siamo arrivati in Moto3 praticamente insieme - lui un anno dopo, vabbè - e poi in Moto2 siamo arrivati insieme, in MotoGP anche… questa cosa ci ha sempre legato un po’ e ora siamo legati anche dalla Ducati, ci siamo giocati il posto insieme… è sempre stata una rivalità sana ma molto, molto tosta”.
Alice in un’intervista ci ha raccontato che parli tanto con le moto. Che dici alla moto? Ti risponde mai?
“Quest’anno ci ho parlato poco, non avevamo molto da dirci! Però sì, mi piace parlare con la moto”.
Ma cosa le dici? Le parli anche durante la gara?
“Prima di partire parliamo, poi basta”.
E lei?
“Eh, lei non risponde, al massimo se va bene risponde coi risultati!”
Sempre Alice: “a lui basta correre, non passa il tempo a studiare. A Enea basta avere la moto, poi qualcosa si inventa, infatti non si capisce mai quanto forte possa andare”. È vera questa cosa?
“Io penso che una moto possa arrivare sempre fino a un certo punto. Adesso l’elettronica è molto importante, è un aspetto fondamentale. Però con il setting arrivi fino a un certo punto, poi quello che fa la differenza sei tu, sopra. Diciamo che molte volte più che adattare la moto al mio stile cerco di adattare il mio stile alla moto. È un po’ una mia caratteristica, per quello a volte in alcune piste ci metto un po’ di più ad essere veloce rispetto ad altri piloti”.
Mettiamo che cominci a vincere a raffica: le faresti delle scenette col fan club?
“Alla grande, certo. Adesso so che è difficile vincere, però sono sicuro che le idee in un modo o nell’altro qualcosa verrà fuori”.
In MotoGP ognuno ha i suoi incredibili programmi di allenamento: tu come ti alleni? Vai tanto in moto? Fai cross?
“Sì, d’inverno faccio moltissimo motocross, almeno due volte a settimana. Invece durante l’estate - in cui siamo molto impegnati - quando sono a casa preferisco staccare, senza essere sempre concentrato sull’andare in moto. Magari faccio preparazione, atletica in palestra, vado in bici… ovviamente vado anche in pista e credo che la cosa più vicina che abbiamo alla Desmosedici sia la Panigale, che comunque è diversa”.
Anche in inglese poi ti sei allenato bene.
“Eeeh… Diciamo che l’ho migliorato”.
Hai una fidanzata bella, simpatica, leggera… ottimo affare insomma. Ma come mai secondo te non ci sono più i piloti alla Sheene, Lucchinelli… cosa è cambiato?
“Non lo so. Io da quando sono fidanzato però sento di avere più stabilità mentale, sono più tranquillo… quando sei single sei più agitato, hai tante cose a cui pensare. Invece da fidanzato ti dai una calmata. Forse tutti la stanno vivendo così in questo momento, poi magari tra dieci anni saremo tutti single, divorziati… ma speriamo di no!”.
Il tuo difetto peggiore?
“Io penso di averne tanti, quindi te ne dico uno a caso… forse mi intestardisco troppo sulle cose”.
Ma senza probabilmente non avresti vinto un mondiale.
“Ecco, può diventare un pregio per me, anche se magari non per gli altri”.
Una grande paura che ti porti dentro?
“Non riuscire sempre a dimostrare il mio potenziale, diciamo che non sono sicuro sempre al cento per cento del mo potenziale e quindi è quello su cui sto lavorando”.
Tu hai grande passione per i motori… ce l’hai in garage un Booster, un vespone o qualche altro mezzo da delinquente?
“Io c’ho uno Zip con motore Malossi (lo dice come fosse una confessione agli alcolisti anonimi, ndr.) Blocco Malossi, quindi 100cc, due tempi… e lo sto usando in pista”.
Ah, addirittura.
“Sì, sì. L’ho preparato da pista ed è molto divertente. Anche perché è stato il mio scooter di quando ero piccolo, di quando avevo 14 anni. L’ho tenuto e l’ho trasformato adesso in uno scooter da pista. Ha tutto”.
Quanto fa?
“Non lo so, ma urla forte”.
E dove ci sei andato a girare?
“A Porto Verde. E anche alla Rotonda di Riccione, non mi ricordo come si chiama la pista, ma lì”.
Chiudiamo: se vinci il mondiale hai un sogno, una promessa, uno sfizio da toglierti…
“Si, ce l’ho! Se vinco il mondiale mi voglio comprare la prima edizione del box dei Pokemon”.
Davvero? Probabilmente sarà costosissimo.
“Eh, per quello devo vincere il mondiale. Andrà sui cinquantamila. La mia preferita è Snorlax, ne parlavamo prima io e Julie (addetta stampa Ducati Corse, ndr). Poi mi piace Bulbasaur e chiaramente Charizard è fondamentale, un po’ come Mewtwo e Venosaur. Comunque guarda, ti faccio vedere”.
Enea sblocca il suo telefono, poi preme sull’icona del motore di ricerca: ne esce una carrellata di carte di Snorlax che ci mostra con una certa soddisfazione. La verità? Uno come lui conosce bene la sensazionde che si prova nel vedere avverati i propri sogni da bambino. Ed è sempre piacevole, che si tratti di titoli mondiali o di carte Pokemon.