Dopo la caduta nel Warm Up di domenica mattina al Sachsenring, la sensazione che tra Honda e Marc Marquez si fosse rotto qualcosa è stata piuttosto forte: lui, che ci ha sempre provato andando oltre ogni razionalità, in quel momento ha deciso di rinunciare. Anche perché insieme allo scoramento per i continui incidenti c’era una questione più fisica e concreta, che formalmente consiste in un brutto ematoma alla caviglia destra e una piccola frattura al pollice, un infortunio che i medici in pista non hanno considerato sufficiente a fermare il pilota. L’idea di un nuovo episodio di diplopia però (la vista ‘sdoppiata’ con cui Marc Marquez ha dovuto fare i conti più volte) era tutt’altro che remota, almeno dall'esterno. Vederlo fermo a bordo pista per dieci minuti prima di rientrare al box è stato pesante, sapere che non avrebbe corso anche di più e seguirlo mentre lasciava il circuito con gli occhiali da sole ben calati sul viso non ha aiutato. Ora però in un comunicato di HRC scopriamo che Marc sarà ad Assen, per il GP d’Olanda, dove correrà dividendo il box con Iker Lecuona chiamato a sostituire Joan Mir. “Arrivo ad Assen con l’idea di lasciarmi alle spalle il duro weekend in Germania”, ha spiegato il più grande dei fratelli Marquez. “Abbiamo solo un’altra gara prima della pausa estiva e l’obiettivo è quello di raccogliere dati per gli ingegneri in modo che possano lavorare nelle prossime settimane. Questo è l’obiettivo del weekend, dobbiamo rimanere calmi e approcciarci al weekend con un piano chiaro”.
La prima considerazione che viene da fare è che (anche stavolta) aveva ragione Carlo Pernat, che dopo il Mugello ci aveva detto - con un proverbio in genovese - che Marc doveva scegliere tra i risultati in pista e lo sviluppo della moto in vista del prossimo anno. Per Assen evidentemente pare aver scelto la seconda strada, d'altronde già in Germania Marc ci ha parlato con una certa fiducia dei test di Misano (in programma a settembre dopo il GP) in cui Honda dovrebbe portare aggiornamenti sostanziali per il 2024.
Tutto bene quindi, se non fosse che Marc Marquez è Marc Marquez, uno che prima dice di non voler rischiare per un settimo posto e poi lancia la moto a duecento chilometri all’ora durante gli unici dieci minuti del weekend in cui il tempo sul giro è del tutto irrilevante. Marc è così, sangue e nervi, ecco perché è impossibile non volergli bene. Ma, probabilmente, è anche un pilota incapace di controllarsi, talmente abituato a vincere da non riuscire a vedere altre opzioni se non quella di provarci. Tornare in moto dopo le cinque cadute in Germania può essere un modo per recuperare fiducia, eppure pensando a lui sembra l’ennesimo guanto di sfida lanciato alla divina provvidenza. Finire la propria dose di fortuna su di una MotoGP che viaggia a trecento all'ora, però, non è mai una buona idea.