La passione per le motociclette è nata prima di lui. Perché Susana Almogera e Angel Martin erano due che seguivano le corse prima ancora di mettere al mondo il piccolo Jorge: Jorge Martin Almogera. Un predestinato, ma senza una lira in tasca. Quella del pilota spagnolo che dopo la doppia vittoria del Sachsenring è descritto da tutti come l’anti-Pecco in questo 2023, infatti, è una storia di quelle che fanno pensare ai piloti di una volta. Manico tanto, voglia ancora di più, ma risorse poche. Tanto che se nella vita di Jorge Martin c’è stato un personaggio veramente fondamentale oltre a mamma Susana e babbo Angel, quel qualcuno è Aleix Espargarò.
Lo ha raccontato lo stesso Jorge: “Aleix mi ha dato le risorse per correre in alcuni momenti della mia carriera, all’inizio è stato tra quelli che per primi hanno creduto in me”. Ecco, se c’è una cosa che ti colpisce in Jorge Martin, è lo sguardo sempre un po’ proiettato all’indietro che è tipico di quelli che non dimenticano e che ogni volta ricordano chi sono, da dove vengono e quanta fatica hanno fatto per arrivare dove sono arrivati. Oltre che grazie a chi. E è questa la ragione per cui ogni volta che Martin vince corre a farsi consegnare una bandiera. Una bandiera che gira i circuiti del motomondiale sin dalla metà degli anni ‘’80, proprio con Susana e Angel, e sui cui, in occasione del primo mondiale di MotoGP vinto da uno spagnolo, è finito in bella mostra anche l’autografo di Alex Crivillè. Quella bandiera, Susana, Angel e un piccolissimo Jorge, la portarono con loro anche nel 2006, a Valencia. Era l’ultima del mondiale, ma è stata la prima volta per Jorge: “in quella occasione incontrai Valentino Rossi – ha raccontato – mi accarezzò la testa e io non mi sono lavato i capelli per settimane. In quella gara cadde e a vincere il mondiale fu Hayden, non nascondo che mi veniva da piangere”. E ci piace pensare che quelle lacrime di bambino deluso per aver visto perdere il suo idolo, magari Jorge Martin le ha asciugate proprio con quella bandiera.Quella bandiera che oggi è l’elemento irrinunciabile di ogni gioia, così come è irrinunciabile, da sempre, la presenza di babbo Angel nel box. Se l’è messa come mantello pure al Sachsenring. Anche adesso che ormai è uno affermato. Anche adesso che i soldi non sono più un problema. Anche adesso che un mondiale se l’è già messo in tasca, in Moto3, e punta a metter cesene un altro tra quelli grandi. Magari con una Ducati, a cui, dopo la delusione dello scorso anno, ha giurato rinnovato amore: “Mi trovo bene in Pramac e la mia moto, anche se non è quella tutta rossa, è comunque uguale a quella degli ufficiali. Da Ducati ho pieno supporto. Voglio sfatare il tabù che il pilota di un team privato non può vincere in MotoGP e voglio regalare il titolo a me stesso, a Pramac e anche alla Ducati stessa”.
Forse non sarà quest’anno, ma comunque quello è l’obiettivo. E, a giudicare da quanto fatto al Sachsenring, il giovane pilota spagnolo sembra aver ormai superato anche quei difetti di incostanza e un po’ troppa veemenza che fino a qui ne avevano condizionato i risultati in MotoGP. Alti e bassi che non gli hanno permesso di puntare sin da subito all’obiettivo grosso, ma che lo hanno comunque visto arrivare a giocarsi le posizioni che contano fin dalle primissime gare quando, insieme alla vecchia bandiera di mamma e papà, ha portato sul podio – sempre e senza dimenticarsene mai – il ricordo di quel Fausto Gresini che lo ha fatto crescere come pilota e insieme a cui vinse il mondiale di Moto3 nel 2018.
E se non avesse fatto il pilota? Occhio, perché qui finiremo per svelarvi qualcosa che in pochi sapevano e che in pochi avrebbero immaginato. Perché Jorge Martin non è solo quello con il cane (un beagle di nome Kuale) che fa l’influencer su Instagram, non è solo quello che ha più tatuaggi che centimetri di pelle, non è solo quello delle barche di lusso, degli inverni passati sullo snowboard e delle vacanze a Punta Cana pagate a tutti gli uomini del box. No, Jorge Martin è anche uno studente. Durante il periodo del Covid, infatti, il giovane pilota spagnolo ha deciso di riprendere i libri in mano e si è messo a studiare da nutrizionista. Con quali risultati non lo sappiamo, ma sappiamo che il percorso sta andando avanti e non intende smettere neanche adesso che, ritrovato l’amore per la sua Desmosedici in livrea Pramac, sta provando a regalarsi un mondiale. Anche perché nel 2021, a Portimao, Jorge Martin ha dovuto prendere atto, sulla sua pelle e a sue spese, che la storia, anche meravigliosa, di un pilota, talvolta può interrompersi brutalmente. “Dopo quella caduta a Portimao – ha raccontato – ho seriamente rischiato di dover smettere. Sono stati giorni terribili, perché il pilota è tutto quello che ho sempre voluto fare, ma quando ti ritrovi a pensare che potresti non dover correre più devi reagire, che sia per tornare a farlo o per trovare una alternativa”.