A giudicare dalle dichiarazioni di Fabio Quartararo sembra che in Yamaha vada tutto male e se alle parole del francese aggiungiamo quelle di Franco Morbidelli e Andrea Dovizioso, verrebbe da giungere alla conclusione che quest’anno la M1 farebbe prima a non partecipare al mondiale della MotoGP. Poi, però, guardi i riferimenti dei test in Malesia e di quelli in Indonesia e ti accorgi che la Yamaha sta sempre lassù, nei posti che contano e che, chiacchiericci a parte, sarà ancora una volta protagonista nella lunga corsa al titolo. Era così quando c’era ancora Valentino Rossi e è così adesso, solo che oggi il “metodo Yamaha” finisce in primo piano rispetto al passato, quando la figura del 46 catalizzava l’attenzione di tutti e lasciava che tutto il resto si notasse molto meno.
La Yamaha M1 è una moto da buttare? No, ma sembra essere questo il messaggio che è passato e se da un lato arriveranno i risultati a smentire il tutto, dall’altro c’è un riscontro mediatico che rischia di essere pericoloso per quelli di Iwata. Perché passa un messaggio che di sicuro non farebbe bene al mercato (che è la vera ragione per cui si investono così tanti soldi in MotoGP): quando le cose vanno male è colpa di Yamaha, quando le cose vanno bene è grazie ai piloti e nonostante la moto de guidano. Niente di meno vero, ma oggi come oggi i messaggi immediati che passano diventano come sentenze pop che poi neanche numeri alla mano si smentiscono fino in fondo. Con il 2022 che per Yamaha non comincia bene, quindi, non tanto da un punto di vista della mera performance, ma dell’immagine.
Perché adesso che non si parla più di Valentino Rossi (che ha fatto parlare anche quando ha smesso di vincere), gli occhi dei tifosi della Yamaha sono sulle dinamiche interne e quest’anno c’è di mezzo anche il mercato piloti. Fabio Quartararo, forse giocando anche un po’ al rialzo, continua a dirsi scontento e a “minacciare” una fuga verso altri team. Aveva chiesto più potenza, più cavalli, ma non è arrivato niente di tutto questo. E la sua frase, “potevo anche non fare i test perché non è cambiato niente”, è pesante. Soprattutto dopo il modo con cui nel 2019 hanno liquidato Valentino Rossi piazzandolo per il 2021 sulla moto satellite e, ancora di più, dopo la rottura con Maverick Vinales, che oggettivamente è stata una brutta pagina di motorsport (anche se le colpe sono da dividere tra le parti). Come se in Yamaha avessero la colpa di non costruire le moto intorno ai piloti, salvo, però, metterli comunque nelle condizioni di vincere.
Ecco perché il rinnovo di Fabio Quartararo diventa la priorità assoluta, soprattutto alla luce del fatto che Franco Morbidelli per sua stessa ammissione deve ancora togliersi un po’ di ruggine di dosso, Andrea Dovizioso deve imparare a capire come far andare forte una moto che per definizione non va forte e Darryn Binder ha bisogno di tempo (e forse non basterà neanche quello) per prendere in mano la grande fortuna che s’è ritrovato e la sua stessa carriera. In uno scenario di questo tipo, i risultati (che comunque ci sono lo stesso e sono innegabili) passano quasi in secondo piano rispetto al rischio di veder andar via Fabio Quartararo e è per questo che Lin Jarvis prima e Massimo Meregalli poi hanno ribadito che la priorità a Iwata adesso è solo una: garantirsi per almeno altri due anni la presenza del francese. Solo che l’ha capito benissimo anche il manager di Quartararo che, ovviamente, sta facendo il suo mestiere…