Adrian Newey ricorda alcuni momenti della sua lunga carriera e svela i dettagli dei suoi rapporti con la Ferrari. L’ingengere britannico, uno dei migliori nel suo campo, ha fatto la differenza in team come la Williams, la Mc Laren, la Red Bull. Non ha, invece, mai lavorato per la Ferrari, eppure ci è andato molto vicino in diverse occasioni. Lo racconta ai microfoni del podcast Beyond the Grid. “Direi che sono state due le occasioni in cui sono stato vicino alla Ferrari e non inserirei nel conteggio alcuni colloqui sostenuti quando ero ancora impegnato nel mondo dell’IndyCar all’inizio degli anni ’80 con il gruppo March” ha detto. “La prima delle due è stata nel 1993 e allora fui veramente tentato. Ebbi un colloquio con Jean Todt che era appena arrivato a dirigere la Scuderia e già allora stava pensando di portare Michael Schumacher a Maranello”. A tenerlo lontano dalla scuderia furono dei motivi personali: si era sposato da poco e non voleva rivivere la stessa situazione del matrimonio precedente, rovinato dai continui spostamenti. E Newey non avrebbe accettato un trattamento alla John Barnard: “Se si vuole sposare la causa Ferrari, quest’ultima è una squadra italiana e bisogna andare in Italia”.
Sarebbe stato un sentimento di frustrazione ad avvicinarlo una seconda volta alla Ferrari, nel 2014: “Le negoziazioni nel 2014 con la Ferrari erano puramente dovute alla frustrazione. Non volevo davvero andarmene, ma ci trovavamo in una situazione in cui Renault non aveva prodotto un motore turbo ibrido competitivo. Al primo anno di un nuovo regolamento è naturale che si possa sbagliare il motore. Ci presentammo in Renault dall’allora amministratore delegato Carlos Ghosn io, Christian Horner e Helmut Marko per cercare di convincerlo ad aumentare il budget sul motore 2015 e lui rispose ‘non ho alcun interesse per la Formula 1, siamo in questo campionato solo perché i miei addetti al marketing dicono che dobbiamo esserci’. Fu davvero deprimente”.