Non sarà simpatico, ma è uno che non fa giochini dialettici e meno che mai uno che nasconde la verità. Alberto Puig è l’eterno sotto accusa del box Honda, ma chi conosce un po’ le dinamiche del paddock è pronto a scommettere che le colpe delle difficoltà della RC213V non sono affatto tutte sue. Pare, infatti, che le ingerenze dal Giappone siano continue e che in Honda il timone non è mai realmente lasciato in mano a chi gestisce il box. In qualche modo lo ha dimostrato anche il recente mercato, con l’ex pilota spagnolo che aveva quasi chiuso gli accordi con Fabio Di Giannantonio, salvo poi dover rivedere tutto per prendere, invece, Luca Marini. Scelte, sia inteso, che Puig avrà sicuramente avallato, ma che rendono chiaro il modo di lavorare di HRC: dal Giappone possono sempre arrivare ordini differenti e a quelli bisogna stare.
Lo ha fatto capire anche lo stesso Puig, senza scendere in polemica, ma spiegando di averle provate veramente tutte nel 2024 per aiutare la squadra a mettersi su una direzione più virtuosa rispetto al disatro degli ultimi anni. Tra le mosse dell’ex pilota spagnolo c’è stata anche quella di bussare alla porta di Gigi Dall’Igna e dopo la conferma dell’ingegnere italiano della Ducati, anche lo stesso Puig ha ammesso che qualche contatto c’è stato. “Ne abbiamo parlato – ha spiegato in una recente intervista – ma è stato più un modo per provare a convincere Marc Marquez”.
L’otto volte campione del mondo, infatti, aveva chiesto a Honda, come garanzia per non andarsene, una moto competitiva da subito, oppure un progetto che vedesse al timone il migliore tra i migliori. Gigi Dall’Igna, appunto. Con Honda che sarebbe stata, almeno sulla carta, pronta a firmare quasi un assegno in bianco. Nella realtà non è così che è andata e non sapremo mai realmente se è stato per volontà di Dall’Igna, che non intende lasciare Ducati, o per il timore di paletti imposti dal Giappone. Perché la verità, come ha spiegato Puig a Crash.net, è che in Honda non hanno ancora deciso se lasciare che tutto dipenda ancora dal Giappone o meno. “Non abbiamo stabilito nulla a questo proposito: tutte le opzioni sono ancora in fase di valutazione e siamo aperti a diverse. Non solo singoli individui, ma anche società di consulenza tecnica, aperte a vedere dove possiamo ottenere le idee migliori”. L’impressione è che alla fine non cambierà niente e che anche l’ipotesi che vorrebbe Davide Brivio nel box del Team Repsol a partire dal 2025 possa restare solo una suggestione. Con buona pace di un Alberto Puig che dovrà continuare a mettere la faccia anche su scelte che, invece, lui stesso si trova invece a dover digerire.
La convinzione, in HRC, è che con la forza economica che Honda è capace di esprimere e con le nuove concessioni non ci sarà bisogno di troppe rivoluzioni. Insomma: è solo un periodo che passerà. Con Alberto Puig che ha concluso: "Se guardi la storia, tutti i marchi hanno avuto periodi come questo per noi. Anche la stessa Honda ha avuto dei momenti negativi, così come ci sono stati periodi in cui non potevi ambire a niente se non avevi il motore Honda. Niente è lineare, ascendente, esponenziale, nel mondo delle competizioni. Quando la Ducati è nata non hanno fatto nulla e hanno passato alcuni anni senza fare nulla. E avevano delle concessioni. Non è bene non ottenere risultati, ma quel che è peggio è non rimediare. E stiamo noi di Honda stiamo cercando di rimediare. Non stiamo dormendo".