La decisione di Marc Márquez sul suo futuro, ancora ignota ai più - e forse anche a lui - ha già dato il via a un effetto domino nella griglia della MotoGP, dove iniziano già a cadere tasselli. Primo fra tutti Fabio Di Giannantonio, che rischia di rimanere appiedato nel 2024, dopo due anni in Gresini con pochi alti - due ottavi posti come miglior risultato, di cui uno ottenuto proprio nella Sprint di stamattina – e, purtroppo, parecchi bassi, anche se bisogna riconoscere che le sue prestazioni sono state sempre in crescendo. Il pilota romano, infatti, si trova in balia del destino, in attesa di un eventuale esercizio dell’opzione di rinnovo da parte del team, oppure di dover far spazio allo stesso Marc. E tutto senza potersi muovere in altre direzioni. Il caso Diggia è stato ripreso, nel post Sprint, da Mauro Sanchini che, da ex pilota, ha scelto la linea dell’assoluta chiarezza piuttosto che quella della diplomazia.
“Sono arrabbiato, posso dirlo? Sono d’accordo che Fabio DiGiannantonio non possa trovar posto in Gresini, perché ci ha messo due anni a trovare un buon rendimento […], se arriva uno come Marc Márquez, il posto lo perdi. Però mi fa arrabbiare che un pilota come lui debba valere meno di un Lecuona, non me ne voglia, solamente perché in Honda c’è chi i piloti italiani non li vuole vedere”. Considerazioni, quelle del Sanchio, probabilmente dirette anche ad Alberto Puig, attuale Team Manager del team HRC.
Il commentatore di Sky ha poi aggiunto: “Ha demolito il team Honda: ha fatto andar via Pedrosa, ora Marquez e non prende nessuno che possa [vincere]”. Parole del pesarese che non si discostano più di tanto dalla realtà e che oggettivamente in molti pensano, anche se se ne guardano bene dal dirlo. Sotto la gestione Puig, Honda ha vinto tanto con Marc Marquez, ma ha contestualmente vissuto uno dei periodi più bui della sua storia. Tolto Marquez, insomma, i numeri dicono che il bottino è stato molto magro. E ora l’otto volte campione del mondo rischia pure di andare via, dopo che Honda ha già perso Alex Rins, prossimo sposo della Yamaha e, forse, unico in grado di prendere le veci dell’otto volte campione. Sotto la guida dello spagnolo, inoltre, in HRC pare essere iniziata una nuova tradizione non dichiarata di ingaggiare esclusivamente piloti spagnoli. Una tendenza che Puig ha, in realtà, proseguito, poiché nata con l’arrivo dell’attuale main sponsor Repsol: dal 1995 a oggi, infatti, Honda ha affidato le proprie moto ufficiali a una coppia di piloti stranieri solamente in quattro occasioni - una breve parentesi con Rossi, Ukawa, Barros, Hayden e Biaggi, dal 2002 al 2005, interrotta dall’approdo in MotoGP di Dani Pedrosa, l’anno successivo. Una strategia che oggi inizia a pesare parecchio, con la casa giapponese costretta a rattoppare il proprio box con intricate manovre di mercato: l’effetto domino prima citato, infatti, coinvolgerebbe anche Johann Zarco, che verrebbe necessariamente spostato nel team ufficiale, sebbene l’inchiostro della sua firma sul contratto con LCR sia ancora fresco. E al posto del francese? Niente Diggia: in Giappone preferirebbero puntare su Chantra, che salirebbe dalla Moto2, oppure su un clamoroso ritorno in MotoGP di Iker Lecuona, forse per proseguire la tradizione spagnola - a discapito dei risultati. Puig, nel frattempo, affronterà gli ultimi round della stagione con una perpetua gocciolina di sudore sulla fronte, poiché con Suppo e Brivio disponibili sul mercato, il suo posto non è mai stato così a rischio.