È tornato dalla pausa estiva biondo come un super sayan, per giunta a pieno credito. Aleix Espargarò è reduce di una trasformazione alla Genny Savastano che, nel giro di un anno - il primo podio è arrivato proprio a Silverstone - l’ha portato a scrivere un pezzetto di storia di motomondiale con la penna del sismografo: scosse e terremoti, sempre. Quando ha vinto la prima gara con l’Aprilia per esempio, un’Aprilia che, come lui, sembrava destinata a stare in fondo e invece ha guardato tutti dall’alto. Sismografo anche quando fa i suoi discorsi alla squadra, quando sbaglia a Barcellona perdendo 9 punti e facendo bestemmiare i meccanici.
Oggi, a Silverstone, è stato ancora una volta intenso, vivo e vero anche visto dallo schermo della tv. Un quarto d’ora così te le puoi aspettare da Valentino Rossi, da Marc Marquez, da Jorge Lorenzo. Da fuoriclasse di questo sport, uno sport che si esprime in numeri ma che basa tutto sull’estro: serve tecnica, studio, tenacia. Senza coraggio e follia però la tua moto non arriva davanti alle altre. Aleix, durante le FP4 del GP di Gran Bretagna, cade violentemente a causa di un highside: gomma dura, sette decimi sotto al record della pista, volo spaventoso lontano dalle telecamere. Viene inquadrato dopo lunghi minuti in cui si è temuto il peggio: un infortunio grave, come minimo. Ma lui si è già qualificato durante le libere e non deve passare per il setaccio della Q1. Tempo che, quindi, passa in Clinica Mobile a fare radiografie, mentre chi è là fuori ad aspettare una notizia sulle sue condizioni sente urla di dolore. Aleix entra nel box zoppicando, 21 punti, 21 punti per il campionato, pensa solo a quello. 21 come il blackjack o il peso dell’anima. Non c’è niente di rotto, ma il dolore è lì e gli stivali gli vengono allargati per farci stare i piedi. Aleix sa di avere il passo e la velocità sul giro secco. Fatica ad arrivare alla moto, aggrappato agli uomini del suo team. Poi parte. Massimo Rivola è sul muretto che guarda, perché Aprilia - lo diceva Jorge Martin - è una mamma col motore. La moglie di Aleix, Laura, è in piedi nel box, gli occhi fissi sul monitor.
Lui, in pista, gira sotto i due minuti, con l’infiltrazione praticata dal Dottor Chartre da poco in circolo nell’organismo. Girare a Silverstone sotto i due minuti vuol dire fantascienza per qualunque essere umano, nella Q2 della MotoGP invece significa che sei lento. Espargarò rientra dopo due giri, fa tenerezza: poteva vincere e invece sembra costretto a sedersi sulla sua seggiola a guardare gli altri. Quando arriva in pit-lane però non scende dalla moto, aspetta il cavalletto e dice di sì con la testa, convinto. Al dottore, invece, dice di no. Da qui non scendo, fottiti. Lorenzo Savadori, ospite in telecronaca per Sky, pensa che adesso darà tutto. Da solo, senza scia, a fuoco. Rientra, il primo settore lo fa in rosso. Al secondo settore i decimi di vantaggio sono due, al box piangono già. Aleix chiude con un 1:57.966, primo tempo a un minuto e mezzo dalla bandiera a scacchi. Alla fine del turno è sesto, chiude la seconda fila. Al box lo accolgono con applausi da Prima della Scala. Maverick Vinales ha chiuso 2°, la moto c’è. Quartararo è 4°, dovrà gestire il long lap penalty e il traffico in pista. Bagnaia è 5°. Le corse ti regalano il loro tutto così, in un attimo. Aleix ha alzato il livello senza essere l’uomo delle stelle, il fuoriclasse che vende i biglietti. Però il Capitano, come lo chiamano in Aprilia, è uno vero: due figli a casa, sangue caldo e parole tirate con la balestra quando serve, anche e soprattutto ai rivali diretti. Quando Andrea Dovizioso lascerà le corse, Aleix Espargarò sarà il più vecchio in pista, 33 anni di vita come Cristo: chissà che gli riesca un miracolo.