Qualche tempo fa, con una punta di malizia, avevamo buttato là una domanda: e se l’arrivo di Alex Rins fosse la peggior notizia possibile per Fabio Quartararo? Un dubbio che è figlio, sia inteso, non di una qualche disistima tra i due, ma di diversità di vedute che sono chiare da sempre. E’ noto, infatti, che da ormai due stagioni Fabio Quartararo spinge con Yamaha affinchè venga finalmente portato in pista un motore v4 che, stando a quanto è dato sapere, è già bello e progettato dagli ingegneri di Iwata. Il metodo giapponese, però, lo conosciamo tutti: essere assolutamente sicuri che tutto funzioni perfettamente prima di azzardarsi su una strada del tutto nuovo. Un metodo che, come ha sempre sostenuto anche un certo Valentino Rossi, stride ormai con quello dei costruttori europei che, invece, sono più arrembanti e più disposti al rischio. Anche della figuraccia. Quando lo stesso Quartararo parlava di promessa importante da parte di Yamaha si riferiva con tutta probabilità proprio a un nuovo motore V4, capace di garantire più potenza e maggiore velocità massima e, quindi, di competere con tutti gli altri marchi. Sembrava fatta, ma poi le cose sono andate diversamente.
Perché Yamaha ha scelto di puntare su Alex Rins che è, di fatto, l’unico pilota della MotoGP ancora fermamente convinto che i motori quattro cilindri in linea sono tutt’altro che superati. L’ha sempre detto e adesso l’ha ribadito anche in sala stampa a Portimao. La domanda gliel’abbiamo fatta proprio noi di MOW e la risposta non lascia spazio a tante interpretazioni. “E’ difficile paragonare la Yamaha di oggi alla Suzuki che guidavo io, anche se aveva un motore quattro in linea. Il paragone si può fare di più con la Honda che ho guidato lo scorso anno”. Non tanto, quindi, per la struttura dei motori, quanto per l’evoluzione che in due soli anni hanno avuto le moto, con Rins che aggiunge: “Quattro in linea o quattro a V è lo stesso, ora a fare la differenza sono le appendici, le ali, i vari dispositivi. A contare è l’aerodinamica”. Una frase, questa, che forse Fabio Quartararo non sottoscriverebbe e che segna, al di là degli ottimi rapporti e della volontà di collaborare per riportare in alto Yamaha, che nel box del Team Monster Energy ci sono due linee di pensiero totalmente differenti.
A giudicare dalla piega che ha preso la MotoGP ultimamente non è del tutto improbabile che Alex Rins possa avere ragione. E, anzi, ormai sono in molti a sostenere che le corse si vincono più con ciò che sta sulla carena rispetto a ciò che invece sta sotto la carena. Il fatto che le velocità di punta della M1 registrate in questi due GP siano sostanzialmente vicinissime (o addirittura superiori) a quelle di altre moto potrebbe rappresentare una conferma ulteriore. Ma Fabio Quartararo in proposito s’è già espresso dopo il Qatar: “E’ come se la moto fosse appesantita, abbiamo più potenza, ma l’agilità è venuta meno”.
Per Alex Rins, insomma, la base c’è e il gran lavoro da fare riguarda l’aerodinamica. Per Fabio Quartararo, invece, sembra che sia proprio l’intero progetto a dover essere rivisto, con il francese che l’ha ribadito anche nella ultime ore. “Non è solo una questione di aerodinamica – ha spiegato il campione del mondo del 2021 - Non abbiamo problemi seri o grandi da risolvere, ma ci sono tante piccole cose che dobbiamo migliorare come ad esempio, il grip sulla ruota posteriore, nell'elettronica, nella geometria e nella posizione. Tanti dettagli da correggere e secondo me è peggio di quando c’è un singolo problema, anche se importante. Bisogna avere pazienza: con solo due moto è difficile essere veloci nel risolvere tutti questi piccoli problemi. Con Yamaha abbiamo parlato della possibilità di una squadra satellite, ma non posso dire altro". L’unica “V” in cui Quartararo può sperare davvero, in estrema sintesi, è quella di Valentino Rossi.