S’è fatto da parte? L’ha lasciato passare senza nemmeno tentare la bagarre? Ordini di scuderia o ha semplicemente sbagliato strategia, pensando di poter controllare Joan Mir che, invece, gli è scappato sotto gli occhi? Domande che, legittimamente, hanno attraversato i pensieri di chiunque dopo aver visto il leader del mondiale, Joan Mir, approfittare di un largo del suo compagno di squadra, Alex Rins, sull’asfalto del Ricardo Tormo di Valencia, durante il Gran Premio d’Europa.
Un sorpasso pulito, fin troppo, che inevitabilmente ha generato qualche sospetto, anche se a fugare ogni dubbio ci ha pensato proprio Alex Rins, fino a poche settimane fa prima guida di Suzuki e ora “gregario di lusso” del “quasi campione del mondo” Joan Mir. “Ho fatto un errore – ha spiegato – Ho perso l’appoggio del piede sul cambio di marcia, un errore banale, ma sono finito largo. Mi sento ancora in piena lotta per il mondiale e voglio provarci fino alla fine, chi sospetta il contrario sbaglia di grosso”.
Non sembrano parole di circostanza quelle di Alex Rins che ammette, però, di avere un rammarico relativamente al non aver potuto lottare ad armi pari con il suo compagno di squadra. Ma non c’entra la gara di Valencia, non c’entrano gli ordini di scuderia e non c’entrano nemmeno le malizie: è questione, piuttosto, di sfortuna. Rins, infatti, ha ricordato l’infortunio subito a Jerez, all’inizio del mondiale, e le difficoltà affrontate per ritrovare la forma dopo aver rifiutato di sottoporsi ad un intervento chirurgico. “Col senno di poi – ha detto – è stata la scelta giusta, ma per molte gare non sono stato in forma ed è per questo che mi dispiace non aver potuto vendere cara la pelle a Joan Mir”. In effetti lo spagnolo di Suzuki fa ancora i conti con un infortunio che non è di poco conto e che, con tutta probabilità, lo vedrà finire sotto i ferri subito dopo l’ultima gara del mondiale 2020 a Portimao. “Guardando indietro – ha proseguito Rins - penso di aver fatto la cosa giusta, rimandando l’intervento chirurgico. Anche se adesso non sento dolore sulla moto, alcuni movimenti mi risultano ancora difficili. Che mi piaccia o no, il fastidio c'è, ma sono fortunato di non sentirlo sulla moto. Certo, quando il campionato sarà finito avrò un incontro con il dottor Mir e la sua squadra, per vedere cosa fare. Alla fine sono contento perché abbiamo saputo affrontare una situazione molto difficile e credo che l'abbiamo affrontata positivamente”.
Pensa al futuro, Alex Rins, ma sente che l’ultima parola sul presente non è ancora stata detta. Quello che ha con Joan Mir è un rapporto più che buono, ma da rivali: due che vogliono la stessa cosa e con la stessa moto. E’ consapevole che la sua è una posizione scomoda e gioca la carta della dialettica: “Se non potrò essere io il campione del mondo, è chiaro che vorrei potesse esserlo il mio compagno di squadra”. In Suzuki, Davide Brivio è stato chiaro: nessun ordine di scuderia fino alla certezza matematica che uno dei due sarà fuori dai giochi, ma ogni eventuale errore che rischierà di costare caro a Suzuki non sarà tollerato. “Posso ancora lottare per il mondiale e in questa stagione in cui è successo di tutto non intendo arrendermi, pur essendo consapevole che sarà dura e che, comunque, il mio avversario è pur sempre il mio compagno di squadra – ha concluso Alex Rins - 37 punti di distacco su 50 disponibili significa che matematicamente possiamo ancora e non getteremo certo la spugna. Vedo Mir molto forte, proprio come un paio di gare fa. Lo vedo molto costante, finire sul podio in molte gare. La verità è che può essere complicato, ma ci proveremo. Adesso siamo terzi, a pari punti con Quartararo. Se non riusciamo a ottenere il primo, ovviamente, lotteremo per il secondo posto nel mondiale”.
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