Lo speciale, gratuito per tutti, si chiama MotoGP Stories: Anatomy of Aprilia ed è prodotto da Dorna. Dove MotoGP Unlimited, la serie Amazon già sospesa dopo una stagione, voleva raccontare le corse in moto al mondo che c’è fuori, questo cortometraggio va dritto al punto, eliminando tutte le possibili sovrastrutture per darti la sensazione di essere lì, con la squadra, durante il weekend di gara. Il format non ti racconta di come è andata la corsa, ti racconta del perché è andata così. Aleix Espargarò lo dice subito: “Sono un po’ nervoso, non ho mai avuto le telecamere così vicine nel box”. Anche se, a dire il vero, la vera esclusiva è dovuta al comparto audio: Aprilia ha aperto a Dorna il canale radio utilizzato dal team e buona parte di quello che viene detto dalla squadra finisce direttamente nel salotto di casa vostra. Il risultato è, senza dubbio, quanto di più autentico sia mai stato prodotto sul mondo delle corse, a cui si può rinfacciare soltanto una durata di 17 minuti: ne vogliamo di più.
Anatomy of Aprilia ti fa capire perché alcuni piloti ripetono allo sfinimento frasi del tipo: “Il team è come una seconda famiglia”, e tutte le sue variazioni. In un attimo ti rendi conti di quanto quei due mondi diversi - il pilota e la squadra - debbano vivere e lavorare in simbiosi per arrivare a fine giornata senza prendersi a coltellate. Lo speciale rende chiarissimo il fatto che ogni weekend di gara è caratterizzato da una carrellata di dinamiche sociali ben definite, motivo per cui il gruppo deve essere forte, unito. È facile abbracciarsi quando piovono podi: quando a piovere non sono né i podi né tantomeno l’acqua, il box può diventare un bollitore. Anatomy of Aprilia ti fa capire perché Stoner, Rossi, Lorenzo e tanti altri - per ultimo Maverick Vinales - hanno finito per divorziare dalla squadra nel momento più duro.
Non solo, questo quarto d’ora abbondante spiega meglio di un enciclopedia il ruolo del capotecnico, che nel caso di Aleix Espargarò è Antonio Jimenez: il weekend è una guerra, il box è il caos. Il capo tecnico è un direttore d’orchestra, uno chef che impartisce ordini alla cucina. E, a tratti, diventa un mago della strategia - o l’uomo del disastro. Il capotecnico è in costante mediazione tra squadra e pilota, pilota e squadra: a volte si schiera con la prima, altre col secondo. Intercede, traduce e ordina. Esempio: Aleix cade in un turno di libere, riporta la moto al box, vuole andare in qualifica con quella. Jimenez dice ai meccanici di mostrare al pilota che stanno lavorando come pazzi. Non importa davvero riuscire a sistemarla in tempo, l’altra moto (che chiamano D) è pressoché uguale, quello che importa è che si veda la dedizione. Mentre Jimenez spiega alle telecamere che i meccanici devono dare tutto ad Aleix, a noi spiega cosa significa stare in un box della MotoGP. “Se c’è un problema - racconta - in cinque secondi devi decidere cosa fare perché non puoi mostrare al pilota di avere un dubbio”. Capito? Non è che ti manca il tempo per farlo (non solo almeno) la cosa importante è che il pilota si senta in buone mani. Altrimenti, su di un proiettile con le ruote non sarai mai a tuo agio. “È importante fidarsi di loro - conclude Aleix - ognuno ha una grande professionalità nella sua area”.
E poi, in tutto questo, c’è l’incessante dialogo in radio, gli scambi di battute, le opinioni: “Aleix in griglia - Sta girando come un assassino”, cose così. Se alla MotoGP serve avvicinare il suo pubblico alla pista coinvolgendolo di più, questa è sicuramente la strada giusta. Nel frattempo, qui trovate l'episodio completo.