Il finale thrilling di Abu Dhabi ha tenuto tutti incollati allo schermo. Il mondiale di Formula 1 composto da 21 Gp si è risolto all'ultimo giro dell'ultima corsa. Praticamente negli ultimi metri. Tra le polemiche sull’applicazione del regolamento, il mix di rabbia e gioia sotto i fuochi d’artificio, e l’esemplare fair play degli sconfitti andati a congratularsi con i vincitori.
Lewis Hamilton sconfitto, Max Verstappen campione del mondo. Una sfida che a livello di spettacolo non ha deluso le attese. Un evento degno dei più clamorosi e combattuti match. Come quelli di Mike Tyson, per intenderci, sempre carichi di tensione agonistica, attesa, avvicinamento, svolgimento duro e conclusione choc! Eppure, immancabile, ecco c'è stato chi è riuscito a dire – anche stavolta – che la Formula 1 è noiosa. Le risate. Soprattutto perché alcuni degli “annoiati” si sono sbilanciati in un divertente parallelo con la MotoGp o la Superbike, additate come migliori e più emozionanti a livello di show in pista.
Fermi un attimo. Rispettando le passioni e i gusti di tutti, partiamo dal fatto che la Formula 1 è lo sport motoristico più applaudito, visto e apprezzato, a livello planetario. Certo, ci sarebbero anche la Nascar, che infiamma il cuore degli americani, le gare di scooter indonesiane eccetera, ma se parliamo di mondiali e mainstream globale non c'è gara. Inoltre chi ancora si ostina a parlare di “noia” e “bolla al naso” probabilmente non guarda la F1 o non la capisce. Oppure preferisce entrare in quella squisita comfort zone domenicale, riconosciuta come “modalità pennica e divano”. Che però al risveglio sfocia in un malinconico “quando ero ragazzino e correvano Prost, Ayrton e Mansell, ah sì quelli erano bei tempi”, che non tiene più.
A pensarla davvero così, tanto varrebbe darsi all’agonismo lento e muscoloso delle ruspe da cantiere, ben lontano dalla filosofia veloce, futuristica e d’avanguardia della Formula 1. Allo stesso modo gli “hater” dei motori ibridi o delle power unit, dell’elettronica, dell’Halo, dell’aerodinamica raffinata, delle “ali” arrivate anche in MotoGp e dell’innovazione in generale, che snaturerebbero il dna delle corse, sembrano tutti avere il commento facile e triste a portata di smartphone. È invece un dato di fatto che la MotoGp guardi già da anni con attenzione alla massima serie a quattro ruote. Basti pensare a come e quanto il motomondiale si sia evoluto anche in termini di “format”, con migliorie continue anche sul fronte visivo: dalle camere giroscopiche onboard che mostrano pieghe mozzafiato alle stupende grafiche virtuali, sempre più curate e ricche di dettagli incredibili, in un'offerta d'intrattenimento che vanta le prospettive più inedite e accattivanti., fino alla Helmet Cam introdotta quest'anno proprio dalla F1, che ha mostrato un focus mai visto, preso dall’ottica del pilota nell’angusto abitacolo di una monoposto.
Una contaminazione che di anno in anno produce un miglioramento dello spettacolo di entrambi i campionati. Ma forse questo non basta. Perché la F1 quest’anno ha mostrato un'ulteriore marcia in più, portando prestigiose scenografie dei podi, diventati veri e propri palchi. Pronti a mettere in scena le rivalità dei protagonisti, i piloti, gli eroi del Gp, fin dal parco chiuso. Generando così un momento di intrattenimento e interviste extra, che tengono incollati gli spettatori anche quando la bandiera a scacchi è già stata sventolata da mezz'ora. Portando avanti un racconto che funziona da raccordo tra la gara appena finita e quella successiva. Un vero godimento per i fan. Un effetto del passaggio della gestione della F1 in mano agli americani, che di show (pensate al Super Bowl) ne sanno una più del diavolo. In questo la MotoGp deve mettersi al passo, diventando il Grande Fratello sempre attento anche alle dinamiche narrative del racconto dei protagonisti. Perché, insieme alla gara, è proprio la gestione delle rivalità tra i piloti che genera il maggior interesse. E fa altrettanto parte di un meraviglioso copione, che si scrive come un reality e si sviluppa durante lo svolgersi di tutta la stagione. Motivo per il quale anche il finale tra Hamilton e Verstappen, viziato dalla safety car, ha fatto gridare al complotto. Quasi come se la direzione gara arrivasse al punto di “condizionare” lo storytelling e l'andamento sportivo dell'evento. Ma su questo vigilano attentamente la Fia, grandi studi legali e grandi interessi, ed è davvero difficile pensare che ci sia spazio per degli imbrogli. Quello che è evidente è invece lo spettacolo che ne è venuto fuori. Un Circus d'eccellenza a cui la MotoGp deve ispirarsi senza ombra di dubbio. Sul fronte della crescita d'immagine e prestigio, per attrarre business e sponsor “pesanti” che garantiscano stagioni d'oro e sempre più avvincenti. Ovvero per far crescere il valore sportivo legato alla promozione di temi sociali.
Pensateci: fuori Valentino Rossi, ad esempio, chi potrebbe essere l’Hamilton delle moto, capace di promuovere con tanta forza la lotta al razzismo? Oppure come si potrebbe declinare in MotoGp una campagna legata alla sicurezza stradale, come quella fortemente voluta dalla Fia e Jean Todt? Operazione, tra l’altro, sposata addirittura dalla massiccia campagna di comunicazione per una birra analcolica, 0.0 alcol, che Nico Rosberg si può bere allegramente anche prima di guidare… Insomma la Formula 1 è bravissima a lavorare anche sui messaggi positivi, curandoli e cucendoli addossi ai propri piloti. Allo stesso modo, quindi, la MotoGp non deve perdere la rincorsa, per raggiungere questo standard altissimo e prestigioso, seguendo con attenzione anche il ricambio generazionale dei campioni e la carriera delle nuove promesse. Una garanzia per godere di tanti grandi show nei prossimi anni... Anche se poi per i negazionisti dell'evoluzione del motorsport “i bei tempi andati restano sempre i migliori”. Ma intanto, il finale “noioso” della Formula 1 noiosa l’hanno guardato tutti e si sono pure divertiti.