Campioni del motorsport a confronto. Lewis Hamilton perde il mondiale all'ultima gara, ma gestisce con grande classe una situazione di quelle buone per perdere la testa. Invece respira, tiene i nervi saldi mentre il suo box grida alla truffa, ragiona con una velocità rara e poi va ad abbracciare Max Verstappen. Consacrandosi così come nuovo modello di gentleman driver.
Marc Marquez, invece, sparito dalle scene dopo un ultimo misterioso infortunio, è l'unico a non aver speso nemmeno una parola al termine dell'ultima gara di Valentino Rossi. Due approcci al capitolo “agonismo e sportività” che hanno tanti punti in comune, ma altrettanti esiti differenti.
Guardiamo la stagione 2021 della F1: Lewis contro Max. Se le sono date di santa ragione per 21 gare. Tantissimi i momenti di tensione e i patatrac. Come ad esempio l'olandese che parcheggia la sua Red Bull sulla testa dell'inglese (santo Halo) alla prima variante nel GP di Monza. Scintille tra i due in pista, come nel paddock e nelle conferenze. Sguardi cattivi, atteggiamenti da bulli. Roba “rock and roll” insomma. Eppure, in quanto professionisti, Lewis e Max hanno poi sempre trovato una quadra davanti alle telecamere, rimandando al mondo un’eco positiva. Anche in quest'ultimo discutibilissimo epilogo stagionale, in cui “un giorno di ordinaria follia” a Lewis sarebbe stato anche concesso.
In MotoGP, invece, le recenti rivalità si sono consumate con l’eleganza tipica di un bar di provincia. Senza scomodare le risse scampate tra Rossi e Biaggi (o le spallate di Valentino a Gibernau, solo per citare episodi che appartengono ad un'altra epoca, quella degli Schumacher contro Hill o Villeneuve, per intenderci), è la totale chiusura del rapporto tra il Dottore e Marquez che rappresenta l’esatto opposto in termini di sportività. È noto che dal contatto di Sepang del 2015 (un vero e proprio sliding doors tra i due) tra i due le cose siano precipitate. Al punto che anche davanti alle telecamere entrambi hanno poi faticato molto a tributare poi un rispetto reciproco, fatto di mezzi complimenti e mezze velate accuse. Valentino non ha mai perdonato a Marquez lo sgambetto costato il decimo titolo. Marquez da parte sua ha probabilmente acceso la miccia del conflitto perpetuo, decidendo di non voler raccogliere l’eredità di Rossi e di voler invece mostrare al mondo di essere più forte. Della serie muscoli e sfrontatezza in ogni occasione.
Agonismo puro ed eccellente, lecito e apprezzato, certo, ma che ha poi pagato il pegno di diverse cadute di stile. L'ultima proprio in questo 2021, quando Marc ha scelto di non unirsi agli applausi globali nel giorno del ritiro di Valentino. Mossa davvero poco elegante. Soprattutto per un campione come Marquez, che a livello mediatico ha sempre bucato lo schermo col suo sorriso furbo e guascone. Proprio lui che fin dagli inizi ha studiato Rossi nei minimi dettagli, tanto da replicare in gara anche il celebre sorpasso al Cavatappi di Laguna Seca. Proprio per questo il fatto di essere sparito anche nel giorno della festa di Valencia è stato un clamoroso autogol. Quando da tutto il mondo sono arrivati messaggi per celebrare la leggenda numero 46 – compreso quello di Hamilton – l’assenza di un “like” di Marquez è suonata come il famoso silenzio assordante. E se è vero com’è vero che la MotoGP strizza l’occhio al format della Formula1, forse anche nel paddock del motomondiale è tempo di allevare una nuova generazione di gentleman rider. Ispirandosi magari proprio a Sir Hamilton, che intanto si consacra come star planetaria del fair play e anche nella sconfitta dà il buon esempio a tutti.