Il primo Palio di Siena raccontato da Pierluigi Pardo ha innescato una lunga serie di polemiche in rete: poca preparazione e tanti errori che, per una corsa così complessa e stratificata, hanno infastidito gli appassionati. Va detto che, per tutti gli altri, ha avuto comunque il suo motivo d’essere: Pardo è un fuoriclasse e sa come raccontare una competizione, a prescindere dalla materia. Dice bene Aldo Grasso sul Corriere della Sera, quando scrive che “Non ha finto di essere un superesperto alla Paolo Frajese, non ha finto di conoscere tutti i mille segreti dei contradaioli, ma proprio per questo ci ha restituito un racconto di chi scopre ‘per la prima volta’ il mistero di questa corsa che non finisce mai di stupire”. Anche perché, a ben vedere, il Palio porta con sé dinamiche così misteriose e complesse da diventare difficili da cogliere anche per i più attenti. Gesti che sono citazioni, rivalità, sotterfugi. Nonostante questo però, a seguire gli attimi di tensione della mossa e i tre giri di follia della gara, la testa di chi segue le corse in moto finisce dritta alla MotoGP.
I fantini che indirizzano i cavalli in traiettoria, il rischio delle cadute, colpi di scena continui in quel chilometro di corsa in mezzo alla polvere. C’è tutto. Passione, imprevedibilità, il gesto atletico di chi cavalca a pelo e pure la percezione che a correre siano dei fuoriclasse. E lì, a sputare l’anima sul microfono, Guido Meda sarebbe a casa. A dire la verità, nel nostro MOWGP Guido Meda ha detto di non sognare altre telecronache oltre alle moto, per il Palio però potrebbe fare un’eccezione: il canape che viene giù come le lampadine dei semafori, i fantini schiacciati sul cavallo - tutto di traverso - e i sorpassi dove non si può, alla Curva di San Martino. Il Palio di Siena è complesso, affascinante, è tradizione portata all’estremo. Se La7 vuole raccontarla a tutti dovrebbe chiedere a Sky un giorno con Guido Meda. È lui, in Italia, che racconta degli uomini veloci che vivono per domare i cavalli.