Il GP d’Olanda, ad Assen, è stato l’ultimo prima della pausa estiva, nonché il migliore della stagione fino ad oggi. Per lo spettacolo, gli imprevisti, tutto il resto. Ne abbiamo parlato nel nostro MOWGP, live su Instagram, con Guido Meda. Il video completo potete trovarlo in fondo all’articolo, di seguito invece alcuni estratti della diretta. Partiamo come sempre dalla gara, con Pecco Bagnaia che torna a 66 punti da Fabio Quartararo al primo errore dopo 11 GP: “Bella la gara, belli i contenuti - racconta Meda - Alla fine c’è stato veramente di tutto. Si discute tanto del long lap penalty per Fabio Quartararo, e un po' mi scoccia se quella cosa lì finisce per eclissare le figate di quel weekend che sono state tante. Commentare una gara così? Ho molto goduto. Una bella gara ti dà di più, specialmente quando la fanno persone a cui vuoi bene. Sono dispiaciutissimo per Quartararo, però vedere il recupero di Aleix Espargarò… Non arrivavamo a immaginarlo. E Vinales sul podio, i due italiani - BB, Bagnaia e Bezzecchi - bello. Dico un’altra cosa, questa gara ha fatto una ottima audience. Sta diventando bello anche il fatto che non ci siano rivalità litigiose”.
Rivalità che fino a qualche anno fa era rappresentata, per buona parte dei tifosi italiani, da Marc Marquez. Uno che oggi ha vissuto due anni d’inferno sportivo e che ha appena pubblicato una lettera in cui racconta, in più di un modo, quello che lo ha portato ad un quarto intervento chirurgico, riprendendosi una dimensione umana che negli anni di pieno dominio era un po’ mancata: “In Italia c’è un po’ il dente avvelenato per le difficoltà tremende che ci sono state tra lui e Rossi”, ci dice Meda. “Secondo me siamo un po’ restii a dare seconde possibilità. Anche ammesso che abbia giocato contro, chi è che non sbaglia nella vita? Io la teoria delle seconde chances ce l’ho un po’ come ragione di vita. Siccome sono uno che sbaglia molto apprezzo chi mi perdona e ho imparato ad avere pazienza, anche con gli altri. Non ho mai pensato che fosse un mostro, ho avuto i miei giramenti - senza dubbio - ma quello che mi ha colpito di più della lettera è che dice quello che tutti immaginavamo: dopo la terza operazione l’osso non si era saldato. Il medico che l’ha operato probabilmente avrebbe dovuto dirgli di stare a casa. Io non faccio il medico, ma l’hanno mandato in pista una settimana dopo averlo tempestato di chiodi e andava tutelato”.
Gli chiediamo delle telecronache. E, nello specifico, se le espressioni che sceglie sono del tutto spontanee o se gli capita di prepararle: “No, sono naturali. È il lessico quotidiano, se ti dimentichi di avere la telecamera con tutte le persone che ti stanno guardando dici quelle cose lì. Si tratta di prendere un po’ di dimestichezza con il mezzo, sforzandosi di eliminare la barriera. Cosa che comporta dei rischi, perché evidentemente c’è sempre il pericolo di andare un passo oltre e di fare un casino, devi giocare sul confine”.
Come ha fatto ad Assen Pecco Bagnaia, uno che - non si è capito ancora bene il motivo - si ritrova sempre con tutto da perdere, o da dimostrare, ogni domenica. Guido Meda risponde così: “Hanno fatto un consiglio di amministrazione gli angeli: cosa facciamo domani ad Assen? Bah, c’è Bagnaia che rischia, mandiamogli giù anche un po’ di pioggerellina per vedere se ha veramente le palle. È successo tutto quello che doveva accadere. Al netto dell’incidente, Bagnaia ha dovuto sfidare veramente qualunque cosa: al suo posto avrei avuto un braccino che mi stampavo come un autoadesivo attaccato al muro”.
Gli chiediamo cos’è la MotoGP senza Valentino Rossi. Lui l’ha raccontato per oltre vent’anni, gli ha costruito attorno una colonna sonora: “Dopo vent’anni hai quasi un automatismo, vuoi andare a cercarlo nel paddock ma poi ti ricordi che non c’è! Però devo dire che secondo me l’abbiamo preso nel modo giusto. È il modo stimolante, di guardare cosa c’è dopo lui. C’erano due posizioni estreme, chi diceva che il motociclismo sarebbe morto senza di lui e chi invece diceva il contrario: le corse c’erano prima e ci saranno dopo. Forse avevano un po’ ragione loro, alla fine è andato avanti tutto comunque. Vale in telecronaca? Ce lo siamo detti molte volte. Lui secondo me è in una fase in cui recupera quello che non ha potuto fare per 26 anni. Che magari vuol dire anche non far niente, poi ci sarà il momento in cui vorrà venire. Per altro in passato le ho già fatte, veniva addirittura a commentare la 125 nella stessa giornata in cui poi correva la MotoGP. Bello!”.
Nei commenti c’è chi dice che senza di lui la MotoGP non avrebbe senso. Gli giriamo la domanda: come si gestisce il successo? “Me ne frego. Non ho mai la percezione di questa cosa qua, non ce l’ho in quasi nulla di quello che faccio. Mi fa piacere sapere che per qualcuno sono insostituibile, ma è importante non metterselo in testa. Perché poi il giorno che ti togli passano sei mesi e via…”
Guido Meda ha raccontato lo sci, le moto, la Coppa America. Gli chiediamo se ha un sogno eretico, una cosa come fare le telecronache del pallone o del golf: “No. Forse se avessi trenta, trentacinque anni potrei avere il sogno eretico. E non è che a 55 anni ho smesso di essere un sognatore o di allevare a schiaffoni e calci nel culo il Peter Pan che abita in me. Però oggettivamente nel campo della telecronaca - che è uno dei tanti campi in cui si può fare la televisione - sto bene così. Di calcio mi sono occupato agli inizi della mia carriera ed è un settore super saturo in cui serve anche una competenza che io non ho, non mi metto a sgomitare per farlo. Il mio sogno c’era e l’ho realizzato, era condurre Top Gear. Durò un anno soltanto e devo dire che mi dà fastidio. Non è che fosse andato male, ma farlo rispettando format era davvero troppo costoso. Potrei dirti che mi divertirebbe - ma non ho il tempo né la necessità di farlo in questo momento - cimentarmi come content creator. Non per la televisione, ma che casini potrei fare se iniziassi a fare lo youtuber! Però io ho una creaturina da accudire che è Sky, non posso neanche fare concorrenza a quello che faccio e per ora il problema non si pone”.
In chiusura, Guido ci parla di libri: uno, ‘Il miglior tempo’, l’ha scritto. E probabilmente non è l’ultimo: “Ne ho in canna un paio, narrativa pura. Molto onestamente pensavo mi sarebbe scattata la miccia durante il lockdown, ma la tempesta -che poi non è creativa, l’idea ce l’ho ed è buona - non è scattata, ci vuole l’ossitocina come le partorienti: ancora non nasce. E poi ci sono alcuni editori che mi chiedono un ‘Rossi c’è!’. Tanti hanno scritto un libro su Valentino, ma quello che dovrei fare io è il libro sul Valentino che ho vissuto e non è così banale”.