“Il mondiale non è finito". Esordisce così Livio Suppo, ospite del nono episodio di MOWGP (che trovate integrale in fondo all'articolo) in cui ha commentato, live su Instagram, il GP di Catalogna al Montmelò assieme a Paolo Ianieri e Paolo Beltramo. “Fabio ha un bel vantaggio, ma ci sono ancora tantissime gare e può succedere di tutto. Tre gare fa, con Alex, eravamo primi a pari punti con lui. Basta poco a far cambiare tutto”. Attualmente Quartararo ha incamerato 147 punti, il primo a inseguirlo è Aleix Espargarò (a 125) mentre Bagnaia è quota 81. Difficile quindi, ma non impossibile. Il GP, ad ogni modo, è stato segnato nettamente dall’errore di Takaaki Nakagami, che ha trascinato a terra Bagnaia e Rins alla staccata di curva 1 scatenando la polemica dopo la decisione della direzione gara di non intervenire: “Abbiamo chiesto ufficialmente di analizzare l’incidente, anche se al sesto giro è apparsa la comunicazione “no further investigation”. Questo secondo me è stato l’errore più grosso che hanno fatto: con tutti e tre i piloti coinvolti fuori dalla gara non c’era fretta, potevano farsi un’idea con calma. Un incidente come questo non va deciso in 10 minuti mentre guardi la gara. E poi Taka, che a me sta anche simpatico come Lucio, Guidotti e tutta la squadra, deve capire di aver fatto un grave errore. Non solo, ha attraversato la pista da destra a sinistra in maniera pericolosissima. Se tutti iniziano a fare così in fondo al rettilineo è sicuro che cascano. È scritto”. Non era, continua Suppo, un normale incidente di gara: “Io ero stato coinvolto come team manager anche nel 2006 con l’incidente tra Sete e Loris (Gibernau e Capirossi, ndr.) lì però era diverso, erano attaccati e Sete ha tamponato Loris. Quello sì che è un incidente di gara. Se uno parte tagliando la pista è un altro discorso: mettiamo che abbia fatto anche una gran partenza, il problema è stato tagliare così la pista. A Pol Espargarò avrebbe potuto davvero fare del male”.
A giocare a sfavore di Nakagami, evidentemente, c’è la pressione di Honda: da un lato Ai Ogura, dalla Moto2, potrebbe prendere il suo posto a fine stagione, dall’altro HRC si aspetta indicazioni tecniche dal giapponese, il pare aver capito meglio degli altri di che moto può avere bisogno Marc Marquez: “Conoscendo bene l’ambiente HRC penso che sia sotto una pressione mostruosa - ha spiegato Suppo - non c’è Marc e in Honda vogliono capire in che direzione sviluppare la moto. Takeo Yokoyama, direttore tecnico di HRC, è sempre nel garage di Taka e questo penso gli stia mettendo molta pressione. Anche perché non credo che lo abbiamo ancora confermato il prossimo anno. Ad ogni modo non sto criminalizzando Taka. Lo capisco, ci sta, non è un criminale. Quello che è molto grave è che lo steward panel ha deciso tutto in dieci minuti senza rendersi conto, a detta di tutti i piloti in griglia, che quello che ha fatto è pericoloso”.
Paradossale, invece, la situazione Ducati: a inizio anno, con Jorge Martín favorito al passaggio in ufficiale, a fare meglio è stato Enea Bastianini. Ora che a Borgo Panigale hanno dato precedenza a Enea, lui sbaglia due volte di seguito (al Mugello e a Barcellona) mentre Martín chiude con un secondo posto: “È la legge di Murphy, iella - scherza Livio - Non vorrei essere nei panni di Ducati in questo momento. Quando hai otto piloti giovani e forti da un lato è una figata perché una moto che va forte ce l’hai sempre, però… come fai sbagli. Non per difendere la Ducati, ma non credo che la partenza al rallentatore di Pecco quest’anno sia dipesa dagli altri piloti, penso invece che gli siano stati proposti degli aggiornamenti ancora non del tutto a punto che lo hanno portato a del nervosismo. Pecco probabilmente è un po’ più forte di tutti gli altri, quindi hanno fatto bene a rinnovare il suo contratto, però è andata così”.
Secondo Suppo tuttavia, in Ducati non faranno scelte di marketing nella scelta dei piloti: “Ora non so se abbiano cambiato modo di fare, ma ai miei tempi si sceglievano i piloti solo sulla base di quanto gli davano il gas. Niente marketing. Italiani, spagnoli, australiani… poco importa, e a Claudio Domenicali - che per quanto sia meno coinvolto è sempre attento alle corse - non penso interessi. Cercherei di fare valutazioni pragmatiche: Pecco è la loro prima guida e tra lui ed Enea un po’ di scintille ci possono essere, quindi puoi decidere se metterli uno contro l’altro per stimolarli o prendere quello con cui si sente più a suo agio. Lui ha detto che avrebbe tenuto Jack, che però andrà in KTM. Comunque, detto sinceramente, vorrei avere i loro problemi: hanno troppi piloti e moto e noi non ne abbiamo nemmeno due: Ero tutto gasato per fare il team satellite nel 2024… Cosa farò io? Ho la fortuna di avere una certa età e di aver avuto la buona idea di fondare un’azienda di biciclette, quindi se riesco a fare qualcosa che mi diverto bene, altrimenti torno a fare quello che facevo l’anno scorso. Nei primi due mesi, in Suzuki, è stato bellissimo e almeno due o tre anni li avrei fatti volentieri. Mi stavo divertendo, perché dopo quattro anni che non fai questo mestiere sei di nuovo fresco, hai un sacco di stimoli nuovi e c’è tutto da costruire. Mi stavo proprio divertendo. Pazienza”.
Da quando è stato dato l’annuncio, ai test di Jerez, i piloti hanno cominciato a sbagliare più spesso. Tuttavia secondo il team manager non è esattamente così: “L’ha detto Joan, ma secondo me è molto influenzato dai risultati. Ci tengo pubblicamente a ringraziare i ragazzi del team perché tutti stanno reagendo molto bene. Già solo domenica Joan ha fatto una gara spaventosa, ha chiuso quarto ma, anche se fosse arrivato 5°, partendo 17° è stato bravissimo. E quello ti aiuta ad avere un altro clima la sera, non c’è niente da fare: nelle corse i risultati fanno la differenza. Se non fosse stato annunciato il ritiro e ci trovassimo sempre ultimi non ci sarebbe comunque un bel clima. Ora sappiamo di poterci giocare il podio ad ogni GP. Tra l’altro Suzuki nei test ha portato un sacco di pezzi nuovi, è una cosa tipicamente giapponese: vogliono andare fino in fondo nel modo giusto, perché quando prendono una decisione - anche nel caso del ritiro - non tornano mai indietro”.
Nemmeno tenere le moto per farle correre un altro anno avrebbe senso: “Se dovessi fare come Hayate nel 2009 direi no grazie. Loro decisero di ritirarsi a dicembre e si trovarono costretti a far valere gli impegni con un sacco di gente. Qui eravamo tutti in scadenza, alla fine non avrebbe senso. Quale tecnico o pilota bravo verrebbe sapendo che dopo un anno senza sviluppo si va a casa? Grazie a Dio ho sempre avuto la fortuna di lavorare in team che correvano per vincere il mondiale. E tante volte ce lo siamo giocato”.
Infine, Suppo spiega che al Sachsenring, dove si correrà tra una settimana il GP di Germania, la Suzuki non sarà necessariamente competitiva: “Premetto che per me è la prima volta con Suzuki, ma ne parlavo tempo fa con i tecnici: è una di quelle piste con un sacco di curve che sulla carta dovrebbero farci andare fortissimo. In realtà no e non si è ben capito perché. Vedremo, sicuramente Joan, che quest’anno ha fatto più fatica, sembra aver trovato un buon set-up durante i test e Alex ammesso che riesca a correre non penso sarà al massimo. Quindi non penso che partiremo per vincere, anche se non è mai da escludere. Ad Assen vanno forte entrambi”.
Prima di salutarci però, Suppo ci dà appuntamento a Misano: “Vi aspetto lì, faremo l’ultima cena per la press italiana, in una gara italiana per la Suzuki. Prometto”.