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Bagnaia vuole una Ducati più simile alla Yamaha, Quartararo l’esatto contrario. Chi ha ragione? La MotoGP di Ezpeleta

  • di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

8 giugno 2022

Bagnaia vuole una Ducati più simile alla Yamaha, Quartararo l’esatto contrario. Chi ha ragione? La MotoGP di Ezpeleta
Bagnaia, durante i test di Barcellona, ha domandato a Ducati una moto più simile alla Yamaha di Fabio Quartararo. Il quale, a sua volta, non fa altro che chiedere una moto più potente, più vicina alla Ducati. Sintetizzando, è per questo che ci piacciono le corse


di Cosimo Curatola Cosimo Curatola

I punti a dividerli sono moltissimi, nello specifico 66, ma quella tra Francesco Bagnaia e Fabio Quartararo è una sfida che appassiona e che con tutte le probabilità vedremo crescere. Sono entrambi giovani, entrambi vincitori di un solo titolo mondiale - anche se quello di Fabio ha un altro sapore - e di questo passo saranno il riferimento nei prossimi anni della MotoGP. Il rosso e il blu, la potenza e la precisione, Italia - Francia, Ducati e Giappone. Dualismi veri, anche se siamo soltanto all’inizio della storia. E così, durante i test che si sono svolti a Barcellona, ognuno ha guardato a casa dell’altro per trovare quello che gli manca. Pecco continua a rifiutare le nuove carene proposte dal reparto corse con le quali, almeno sembra, andrebbe a guadagnare in velocità sul rettilineo sacrificando la maneggevolezza. A Ducati Bagnaia ha chiesto una moto in grado di portare più velocità in curva per migliorare lì, dove la Yamaha fa la differenza.

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Di contro il diavoletto in blu chiede potenza: non gli importa del parere di Dovizioso (che spinge per aumentare il grip) e delle evoluzioni aerodinamiche di Yamaha, vuole più motore per avvicinarsi alla Ducati sul rettilineo. Come a dire sì, sono il migliore, ma vorrei anche un po’ di quello che riesce bene all’altro. Lo pensano entrambi ed è bello così, specialmente considerando che i rispettivi costruttori fanno quello che possono per far andare forte la moto sia sul dritto che in curva.

Sono dualismi veri, tanto per i piloti che per le case, dualismi che a scavare a fondo sono il primo motivo per seguire le corse. In pista ci vanno più di venti piloti, ma sul podio ne salgono solo tre e a vincere il mondiale è uno soltanto. Ecco perché se possono riuscirci in due, con moto così diverse, è il trionfo dello spettacolo voluto da Dorna. Ezpeleta ha ritoccato il regolamento per livellare le MotoGP, sempre più vicine, ma è riuscito a farlo senza snaturare le moto. Quella rossa che va forte, quella blu che si fa guidare. E sopra, adesso, ci sono due ragazzi che vogliono la stessa cosa.

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