E poi di prima mattina guardo il Palio. Prima premessa: so poco, pochissimo di Palio, di contrade, delle regole, di carriere, di tutte quelle parole e sfumature che lo rendono magico e mistico, mi sto informando ma ne so poco. Seconda premessa: osservo le polemiche animaliste da cronista, con distanza, senza prenderne parte. Anche se. Anche se in questi giorni confesso, più ho letto, più ho riflettuto e più ho pensato che anche io posso definirmi un animalista. Voglio dire, mi fa impressione anche ammazzare una formica, e pure io sono amante dei cani, dei gatti, li ho sempre avuti, sempre amati, sempre presi dalla strada o in un canile, ho una certa sensibilità, avrò mangiato cavallo solo due volte nella mia vita (e la seconda mi ha fatto impressione, la prima no, ero troppo giovane). E però.
Però guardo il Palio di prima mattina e non riesco a non emozionarmi. È tutto incredibile. Piazza del Campo gremita così, quel legnetto a reggere i cavalli nervosi, le storie pazzesche, incredibili, dei fantini (leggetevi Dario Del Gobbo che vi parla di Tittìa e Veleno II, è il soggetto per un romanzo, qualcuno lo ha mai scritto?), poi c’è Pardo in telecronaca che ti gasa, e la corsa, che sia dannata, maledetta, ma è proprio perché è dannata e maledetta che esiste, resiste, ispira, divide. Il Palio è qualcosa di ancestrale. E chi lo critica non capisce due cose. Due cose basilari. Semplici. Come l’abc. Le basi proprio.
Uno: noi siamo umani. Facciamo schifo, godiamo per cose futili, siamo governati dagli impulsi, ci muove l'adrenalina e una cosa ci arriva se colpisce la nostra parte primitiva del cervello, che gli scienziati chiamano croc brain, il cervello del coccodrillo. Ergo, questa pantomina dell'essere superiori, dotati di un intelletto e una sensibilità superiori sì ok, può pure essere vera, ma in gran parte ce la raccontiamo. Siamo infimi e miseri. Due, che è dimostrazione della prima: cosa ci lamentiamo del Palio se poi siamo i primi ad andare a fare la spesa al supermercato senza sapere un cazzo delle condizioni in cui vengono allevati gli animali che mangiamo? E non è una questione che riguarda solo i supermercati ma anche i ristoranti che frequentiamo. È un problema di vita che conduciamo. Lifestyle, amico. Il paradosso siamo noi. Lo incarniamo costantemente, e puoi essere pure vegetariano, vegano, quello che vuoi. Tutte scelte legittime. Tutte utili. Ma poi qualche bassezza la commetti.
Infine, è vero: il Palio è pericoloso, c'è poco da fare. Ma i cavalli del Palio sono cavalli da corsa, selezionati, e qualsiasi cavallo sportivo è messo a dura prova a livello fisico, non ci sono cazzi. Un amico, un animalista che possiede cavalli, va a cavallo, un cavallo ce l'ha tatuato pure sul braccio eppure non ha niente contro il Palio di Siena (non ha voluto esporsi e non ha piacere a essere citato perché vuole restare fuori da polemiche social) mi ha detto: un cavallo non salta volentieri per natura, il salto per lui è un qualcosa che l'uomo domina e che a lungo andare gli provoca danni inevitabili. Vista da questa prospettiva: e allora che facciamo, boicottiamo anche tutti i concorsi? Magari sì. Ma allora perché non cambiamo radicalmente le nostre abitudini? Perché gli animalisti di via della Spiga (citazione sempre dell'animalista di cui sopra) la vera battaglia, quotidiana, non la fanno su come vivono le galline che poi ci mangiamo? Forse perché non è abbastanza chic? Forse perché il Palio di Siena è più mediatico e quindi ci fai più bella figura ad attaccarlo? Avanti su...