Il podio di Motegi ci dice due cose. La prima: Jack Miller ha guidato da fenomeno, se fosse in giornata più spesso probabilmente la telenovela tra Enea Bastianini e Jorge Martin (anche lui sul podio, terzo) non l’avremmo mai vista. La seconda, invece, è che assieme a Brad Binder che ha chiuso secondo e a Marc Marquez quarto ad aver portato a casa un buon risultato sono stati i piloti che corrono d’istinto, tutta manetta e pochi dati. Gli altri, quelli che durante la stagione hanno dimostrato di averne di più, si sono trovati a rincorrere, impacciati, con problemi di aderenza e poco feeling con la moto. È la storia di Enea Bastianini, Fabio Quartararo e Pecco Bagnaia, i migliori in termini di velocità e concretezza in questa fase del campionato.
Il motivo è semplice: a Motegi non c’è stato tempo per le prove, per capire la moto. Il primo ed il secondo turno di libere sono stati accorpati perché passare dal deserto spagnolo di Aragon al Giappone in tre giorni non è semplice, nemmeno se hai degli aerei privati a trasportare il materiale come fa Dorna. La quale, presumibilmente per motivi economici, ha impostato il calendario senza tenere conto di difficoltà logistiche come questa. Non solo, il Giappone non è esattamente il luogo più adatto da visitare a settembre, quando il paese - da sempre - è costretto a fare i conti con il maltempo. Questo ha portato all’annullamento delle FP4 (nel frattempo diventate FP3), ovvero l’unico turno del weekend per affinare la messa a punto da usare in gara, mentre ci si è limitati a Q1 e Q2. Aggiungendoci il fatto che la MotoGP non andava a Motegi da tre anni, viene da chiedersi come abbiano fatto gli organizzatori a non tenere conto della situazione, specialmente considerando che Dorna lavora giorno e notte per garantire uno spettacolo migliore ai tifosi.
La sprint race può essere una buona soluzione, a noi piace. Ma niente porta il pubblico in pista come gare combattute, un mondiale incerto e rivalità in pista. Prima di tentare la rivoluzione, la MotoGP avrebbe potuto guardarsi in casa e sistemare quello che c’è già: un regolamento che limiti aerodinamica, tecnologia e potenza per favorire i sorpassi. E, ancora più semplice, mettere in piedi un calendario sensato: correre adesso a Motegi è stato un errore, probabilmente in Tailandia sarà la stessa cosa e a Phillip Island, uno dei circuiti più belli della MotoGP, farà troppo freddo. Ed è un peccato, perché di piloti veloci ce ne sono e un titolo da portare a Valencia anche.