Se Ducati sembra ancora la moto da battere e Honda pare ben intenzionata a farlo, in Yamaha il clima è tutt’altro che sereno. Mentre gli altri crescono, limano i tempi e cercano nuove soluzioni, da Iwata i passi in avanti sembrano ancora troppo timidi. La moto non è cambiata molto rispetto allo scorso anno e anche Andrea Dovizioso, che in Malesia è passato dalla YZR-M1 2019 usata la scorsa stagione alla versione 2022 di Morbidelli e Quartararo, appare tutt’altro che sereno. Il forlivese ha chiuso i due giorni di test con un 1’59.284, ovvero con il 22° tempo nella classifica combinata dei due giorni ad oltre un secondo da Enea Bastianini. Lui, come sempre, ha parlato chiaro ai microfoni della Dorna, anche se l'analisi è tutt’altro che positiva: “Il secondo giorno le sensazioni sono state migliori, ma non nella direzione che mi aspettavo. Forse avrei potuto fare un giro migliore, ma non avevo la moto sotto controllo come volevo. Cerco di imparare tutto il possibile ma alla fine mi sento limitato, perché anche se ci sono rimasti solo piccoli dettagli, non posso quello che vorrei sulla moto. È davvero tutto molto difficile, l'unico che riesce a fare la differenza è Quartararo".
Oltretutto, spiega il Dovi, il passaggio dal V4 Ducati al quattro cilindri in linea della Yamaha non ha aiutato: “Fabio ha già dimostrato l'anno scorso di poter essere molto competitivo con la M1 - le parole di Andrea - ma come dicevo prima ogni moto ha caratteristiche diverse dalle altre. In questo momento la situazione è insolita, perché se guido come sono abituato a fare tutto diventa più difficile”.
Quando gli chiedono cosa manchi alla moto, Andrea sembra piuttosto sconfortato: “Penso che le fondamenta della M1 siano solide, ma ci sono alcune aree come il telaio su cui dobbiamo concentrarci e lavorare, anche se fare un passo in quella direzione sarà difficile: l’unico in grado di guidare questa moto con uno stile preciso è Quartararo e non ci sono altre opzioni per far andare forte la moto. Io, al momento, non sono in grado di guidare la M1 come lui, penso che questo sia evidente”.
Resta, comunque, una controprova importante sul circuito di Mandalika, in Indonesia, dove i piloti della MotoGP lavoreranno dall’11 al 13 febbraio: "Sono felice di provare la M1 su un'altra pista, anche se non so come andrà. Abbiamo lavorato molto bene con gli ingegneri, hanno trasmesso tutte le mie informazioni in modo diretto e chiaro, però non so se riusciremo a risolvere tutto nel prossimo test”. Ha concluso.