Della triade Ducati è quello tutto sangue e impulso e Davide Tardozzi non è uno che tende a ricorrere alla diplomazia o al politichese. Ecco perché ogni volta che parla finisce per fornire spunti o rivelare retroscena importanti su tutto quello che succede in Ducati, sul modo di lavorare che hanno quelli di Borgo Panigale e pure sui bocconi che nessuno è mai riuscito a mandare giù. Come, ad esempio, il non aver vinto il mondiale del 2020, quando le date in calendario sono state poche e Marc Marquez è andato subito fuori dai giochi.
“Marc Márquez – ha detto Tardozzi a MotoRevue - non ha aiutato il successo della Ducati, è uno di quei piloti che lasciano il segno nella storia del Motociclismo. Uno dei quattro o cinque piloti che, in 70 anni di MotoGP, hanno scritto la storia. Con lui abbiamo avuto un problema in più, ma noi il campionato avremmo dovuto vincerlo nel 2020, quando Marc si è infortunato”. Il nome di Andrea Dovizioso non lo fa, ma è chiaro che gli errori commessi dal forlivese in quella stagione sono rimasti come qualcosa di imperdonabile nel box Ducati. Il rapporto tra l’italiano e il team era già probabilmente logorato e anche il tira e molla sul rinnovo del contratto non ha aiutato, con Tardozzi che, poi, spiega quanto è difficile avere a che fare con i piloti.
“Loro – ha affermato – chiederebbero sempre! Chiedono, chiedono e richiedono, ma bisogna essere bravi a dargli non tutto quello che chiedono, ma ciò di cui hanno bisogno. Credo di sapere cosa pensa un pilota, ma se non la penso come lui non ho problemi a discutere, perché bisogna distinguere tra ciò che un pilota vuole e ciò che a un pilota serve davvero. Cerco di prestare attenzione a tutto ciò che li riguarda, perché i piloti non sono animali, sentono e osservano tutto ciò che accade e l’ambiente influenza le loro prestazioni. Poi è vero anche che a volte con loro bisogna essere duri e perentori e, quando serve, bisogna imporsi”. Una missione che in Ducati appartiene, appunto, proprio a Tardozzi, con l’ex pilota e oggi manager che illustra pure l’organizzazione interna di Borgo Panigale: “Il vero capo – scherza – è Dall’Igna, è lui che comanda. Paolo (Ciabatti) e io però abbiamo ampi spazi e insieme gestiamo tutto così lui si concentra più sulla parte tecnica e relativa alle performance”.
Tra i compiti di Tardozzi, quindi, c’è anche quello di gestire le eventuali rivalità interne. Un tema di cui ultimamente si è parlato di meno, vista l’assenza di Enea Bastianini per infortunio, ma che probabilmente tornerà attuale già a Jerez: “Quello che mi piace di Pecco è la sua onestà, la sua convinzione e le sue capacità – ha concluso - È molto sicuro, ha raggiunto il punto in cui sa cosa può e cosa non può fare. La lucidità è importante perché credo che in questa stagione il Campione non sarà necessariamente quello che vincerà più gare. Enea, invece, è molto diverso da Pecco. Per lui una gara di MotoGP è come divertirsi con gli amici, questo è ciò che gli permette di avere la mente sempre libera. Certo, entrare a far parte di una squadra ufficiale cambia un po' le cose. Quando sei un pilota ufficiale sei lì per provare a vincere il titolo. Questa è la tua missione. Alcuni sono preoccupati per la rivalità tra i nostri due piloti, ma io sono sicuro che Gigi, Paolo ed io sapremo gestire la rivalità. Quando guidi una squadra ufficiale sogni solo una cosa: avere due piloti capaci di essere Campioni del Mondo. Avere due figli come loro, perché considero i miei piloti come miei figli, non è altro che felicità”.