Il Mugello si prepara a celebrare Andrea Dovizioso come MotoGP Legend, status che Dorna riserva a quei piloti - non più in attività - che in un modo o nell’altro hanno impresso un segno indelebile nel mondo delle corse. Il Dovi verrà premiato giovedì 8 delle giugno alle 15:30 da Carmelo Ezpeleta con quella grossa medaglia triangolare che abbiamo imparato a conoscere negli anni. Se fino a qualche tempo fa la definizione di “MotoGP Legend” ha sollevato più di una discussione, oggi il lavoro di Dorna in questo senso è estremamente chiaro e condivisibile: per entrarci non viene considerato quanto tu abbia preso tra tifosi, denaro e titoli mondiali, ma cosa tu sia riuscito a dare allo sport, parametro che nel caso di Dovizioso si fatica a misurare. Andrea ha vinto un mondiale 125cc nel 2004, ha chiuso due volte al secondo posto in 250cc (nel 2006 e 2007) e tre volte al secondo posto in MotoGP, come unico vero rivale di un Marc Marquez in forma, dal 2017 al 2019. Il Dovi però è più di questo: è il pilota che racconta la tecnica meglio degli altri, che soffre e ci arriva per gradi, scavando con le unghie nell’asfalto per trovare un decimo. È il pilota, Andrea Dovizioso, che a stare tra i cordoli si sentiva in gabbia, imprigionato, lontano da quella sensazione di libertà che riusciva a dargli il motocross, sporco e imprevedibile ma lontano dai numeri della telemetria che dominano la MotoGP che poi è il motivo per cui oggi vive di tasselli e fango in un circuito, il 04 Park - Monte Coralli. Andrea nei suoi anni d’oro in Ducati ha spiegato al mondo che cos’è davvero un pilota moderno: lui, forse meglio di tutti gli altri, ci ha trasmesso l’idea di un lavoro ossessivo, della ricerca di quel decimo da togliere e del giro perfetto da portare a casa. Del fatto che di giri perfetti nella vita ne puoi fare pochi, comunque sempre meno di quelli che ti servirebbero. Dovi quando serviva ha tirato fuori il cuore nei duelli e fatto impazzire la sua gente vincendo le corse all’ultima curva, ricordandoci che sul suo casco c’era il cavallo bianco del pilota ingegnere ma pure quello nero di chi pensa solo ad aprire il gas prima degli altri. Ecco, Andrea Dovizioso ha mostrato al mondo delle corse che gli eroi saranno anche tutti giovani e belli, come cantava Guccini, ma qualcuno è anche di più. Qualcuno ha fatto una strada diversa e ha lavorato di più per avere di meno. Quanto conta, tutto questo? Quanto è importante la partenza per chi giudica l’arrivo? Andrea Dovizioso è il pilota numero 35 ad entrare in questa ristretta cerchia di fuoriclasse, a cui si aggiunge assieme al pilota tedesco Hans-Georg Anscheidt il cui ingresso nella Hall of Fame verrà celebrato tra due settimane al Sachsenring.
Di seguito, tutte le ‘MotoGP Legends’ in ordine di nomina
- Mick Doolan
- Giacomo Agostini
- Angel Nieto
- Wayne Rainey
- Mike Hailwood
- Kevin Schwantz
- Kenny Roberts
- Anton Mang
- Carlo Ubbiali
- Wayne Gardner
- Barry Sheene
- Freddie Spencer
- Geoff Duke
- Phil Read
- John Surtees
- Daijiro Kato
- Eddie Lawson
- Jom Redman
- Jarno Saarinen
- Casey Stoner
- Marco Simoncelli
- Nicky Hayden
- Alex Crivillé
- Franco Uncini
- Kenny Roberts Jr.
- Marco Lucchinelli
- Korg Ballington
- Dani Pedrosa
- Randy Mamola
- Jorge Martinez
- Stefan Dorflinger
- Valentino Rossi
- Jorge Lorenzo
- Max Biaggi