C’è chi dice che è già vecchio e chi, in maniera ancora più catastrofica, sostiene che dopo essere stati fermi per un anno non si è più veloci come prima. E poi c’è chi, invece, la butta sulla moto tirando in ballo una ovvietà: la Yamaha M1 non è la Ducati Desmosedici. Su Andrea Dovizioso e la nuova avventura in MotoGP se ne sentono tante, quasi tutte condite da un po’ di pessimismo e l’atteggiamento del Dovi, sempre serissimo e sempre con quell’aria lì da impiegato che ha trovato l’ufficio freddo, di certo non aiuta. Però che il forlivese è un gran manico è noto, così come dovrebbe essere noto che è stato l’unico a saper tenere testa a Marc Marquez negli anni in cui il fenomeno di Cervera non faceva i conti con sfighe di ogni tipo. E, anzi, la sfida per Dovizioso adesso potrebbe essere proprio questa: dimostrare di saper andare forte anche con una moto che non è la più veloce del reame. Ma che, al netto dei tecnicismi, è anche la moto campione del mondo.
Lui, il Dovi, l’ha già detto: “Sono tornato per provare a vincere, non certo per lottare indietro, anche perché quando stai dietro non ti diverti”. Segno che l’ambizione c’è e la voglia di non limitarsi a una firma di presenza è concreta. Con Dovizioso che, però, sembra essere ben consapevole che anche le criticità sono tante. Perché la squadra è appena nata, perché non è ben chiaro quale e quanto sarà il supporto di Yamaha, perché il team non ha risorse faraoniche e perché gli altri vanno forte. Tutte criticità che non dipendono direttamente dal Dovi, tranne una. Quale? Quella relativa al suo stile di guida, con il forlivese che è stato chiaro: “Lo scorso anno ho faticato, ma la moto di quet’anno dovrebbe essere diversa. Il punto è capire se e quanto sarò capace di lavorare su me stesso e modificare il mio stile di guida”.
Una affermazione che, tradotta dal pilotese all’Italiano, significa una cosa sola: Dovizioso deve liberarsi della Ducati e dei ducatismi. Cioè dovrà uscire dal proposito di adattare la nuova moto al suo stile di guida, ma dovrà lui stesso adattarsi alle caratteristiche della M1, provando a superare quei vizi che ha maturato nei tanti anni in sella alla Desmosedici. Il motore in linea non è il motore a V, i tecnici giapponesi non sono quelli italiani e tutto è troppo diverso per pensare di potersi cucire addosso la M1. Visto che nemmeno Valentino Rossi c’è riuscito negli ultimi anni. Allora cosa fare? Dovizioso sembra aver trovato la soluzione: copiare!
Copiare, ma percorrendo la strada in senso opposto, ciò che ha fatto Jorge Lorenzo quando passò dalla Yamaha alla Ducati. “Non so quanto possa essere competitiva la Yamaha, nei test lo capiremo – ha detto il Dovi – Io, però, dovrò ispirarmi a Jorge Lorenzo. Dovrò fare come lui, perché è l’unica strada da seguire quando sali su una moto con caratteristiche così. Jorge ha iniziato a diventare competitivo quando ha cambiato approccio e ha iniziato a guidare in modo diverso rispetto a come aveva sempre fatto. Non ha provato a guidare la Ducati come una Yamaha, ma ha mantenuto alcuni tratti del suo stile. Ogni pilota ha i suoi punti di forza, devi capire in quale percentuale cambiare e mantenere il tuo stile”