Le aspettative erano alte, o per lo meno altre. Invece Andrea Dovizioso, con sette GP sulle spalle, si ritrova (con otto punti in campionato) a combattere in pista per le ultime posizioni in quella che probabilmente sarà la sua ultima stagione in MotoGP. Si misura con Darryn Binder, uno che guida una moto meno evoluta della sua dopo anni di Moto3. Il che ci porta dritti al punto: ad Andrea non manca il talento, manca la leggerezza di chi una MotoGP non la conosce. Cambiare stile di guida per l’ennesima volta a 36 anni è complicato, specialmente se vieni dalla bellezza di otto anni in cui hai guidato un mezzo diametralmente opposto. In estrema sintesi: la Yamaha va piegata, la Ducati raddrizzata. E Andrea la Desmosedici non l’ha solo guidata, l’ha sviluppata per anni portandola in punta di piedi dov’è ora, ad essere riconosciuta da tutti come la moto più competitiva del lotto. Lui, durante le interviste, non fa mistero di avere problemi più gravi degli altri piloti Yamaha: “Ho sentito da Franco Morbidelli che sta lavorando per trovare l’assetto. Era secondo nel mondiale e sa di cosa sta parlando. Ma non mi vedo in quella situazione. Non è cambiando il set-up che potrei guidare la moto nel modo giusto”, ha ammesso Andrea, sempre analitico e sincero: “È come avere un microchip in testa… Fondamentalmente è molto, molto semplice. Non ci sono molte spiegazioni o profonde riflessioni. Stiamo parlando di due stili di guida (tra Yamaha e Ducati, ndr.) troppo diversi tra loro. Tutti hanno moto competitive, tutti sono molto vicini tra loro ed è per questo che finisci indietro molto rapidamente”.
Come a dire che, in una MotoGP così vicina, una piccola mancanza diventa un abisso. E lui, viziato dal periodo in Ducati, oggi fatica a ripartire da zero. Una situazione che ricorda a tutti, in primis ad Andrea stesso, la storia di Aleix Espargarò con Aprilia: “Quello che sta facendo Aleix è simile alla mia storia con la Ducati. Inizi e soffri, soffri e soffri. A poco a poco ti adatti e la moto si adatta al tuo stile di guida. E quando la moto diventa più competitiva ci sei dentro. È molto semplice”. Parole che dovranno far riflettere anche lo spagnolo, il quale sta discutendo con Aprilia il rinnovo contrattuale. Un'altra moto, adesso, potrebbe fargli fare un grosso passo indietro. D'altronde il più grande dei fratelli Espargarò l'ha ripetuto più volte, il suo esempio in MotoGP è sempre stato Andrea Dovizioso.