RNF. Si chiamerà così la squadra con cui Andrea Dovizioso porterà in pista la Yamaha M1 ufficiale che la casa di Iwata metterà a disposizione del suo team satellite. Ma cosa significa RNF? Per il momento assolutamente nulla, perché sono solo le iniziali dei tre figli di Razlan Razali, il patron dell’ex team Petronas che, dopo aver perso lo sponsor principale, s’è separato anche da Johan Stigefelt ed è sempre più solo. Il malese e lo svedese, che sembravano lanciatissimi verso una nuova avventura in MotoGP, avrebbero avuto – secondo quanto si dice nel paddock e anche secondo quanto riferisce Speedweek – una discussione piuttosto accesa prima dello scorso GP di San Marino a Misano Adriatico. Il motivo? Come al solito: gli affari. Questioni di sponsor e di attività di marketing fatte ricondurre, invece che alla neonata RNF, a società gestite in Svezia dallo stesso Stigefelt.
Niente che non fosse già noto nel giro del Circus, ma che è bastato a creare una spaccatura netta tra due personaggi che avevano deciso di proseguire l’avventura nel motomondiale rinunciando a Moto2 e Moto3 e puntando tutto sulla classe regina, anche con obiettivi ambiziosi dopo aver sfiorato il titolo nel 2020 e aver accolto nel box Valentino Rossi nel 2021. Invece è andato tutto male: infortuni, moto che sembravano distanti anni luce dalle vere Yamaha M1, Valentino Rossi costantemente in coda al gruppo e, in ultimo, lo sponsor principale, che nel giro di pochi anni ha messo sul piatto qualcosa come trenta milioni di Euro, che ha deciso di chiudere i rubinetti. Yamaha, forte del denaro risparmiato dopo l’addio di Maverick Vinales, ci ha messo le mani, offrendo la spalla e rendendo possibile il primo tassello verso il futuro del nuovo team: l’ingaggio di Andrea Dovizioso.
Ma il dubbio di tanti, adesso, è uno: il forlivese ha fatto una buona scelta? Di fatto Dovizioso è l’unica certezza di una squadra che dovrà essere pronta sin da metà novembre e che per adesso ancora non esiste, se non in una sigla che altro non è che l’insieme delle iniziali dei figli del capo. C’è chi dice che in verità è tutto pronto e che si stanno solo aspettando quei tempi fisiologici necessari a mettere tutto nero su bianco e a chiudere definitivamente il conto con il vecchio nome e la vecchia proprietà. Possibile e, se lo dicono, non c’è reale ragione per dubitare.
Però c’è anche chi sostiene che in verità Razlan Razali, dopo aver perso il principale collaboratore e cooproprietario del team, potrebbe essersi trovato anche a fare i conti con il venir meno di ulteriori garanzie. In estrema sintesi, il sospetto di alcuni è che WithU’ – da sempre legata anche a Valentino Rossi e alla VR46 Academy – abbia voluto prendere tempo per capire quanto di vero ci fosse nell’ormai nota storia del principe saudita, di ARAMCO e di Tanal, che avrebbero finanziato la squadra di Tavullia facendo passare assolutamente in secondo piano qualunque altro sponsor. E magari tornare a discutere con Uccio Salucci e Alberto Tebaldi se il tutto si fosse risolto in una fumata nera.
Oggettivamente, però, i tempi sono quelli che sono e l’impressione è che se anche dovessero esserci i margini per tornare a trattare, WithU’ abbia comunque già preso la sua decisione. Fino a qualche settimana fa, infatti, sembrava scontato che il nuovo main sponsor del Team RNF sarebbe stato il nuovo multiutility di comunicazioni e energia WhitU’ e il fatto stesso che il malese, dopo aver detto per una vita di essere interessato solo a piloti giovani, avesse accolto a braccia aperte l’esperto Andrea Dovizioso ne era la dimostrazione. Anche perché alcuni manager di WhitU’ sono costantemente al seguito del forlivese sin dal GP di San Marino.
Quasi impossibile, quindi, pensare che allo stato dei fatti qualcuno possa ingranare la retromarcia, con i dubbi sul nuovo team satellite di Yamaha che, però, restano tanti, soprattutto sul lato Razlan Razali. E’ come se, paradossalmente, l’ultimo arrivato fosse l’unica certezza per il futuro: Andrea Dovizioso. Una situazione che per il forlivese è ben diversa, quindi, da quella inizialmente prospettata: un conto è rimettersi in gioco in una struttura preesistente, solida, rodata e collaudata e un altro è ritrovarsi al centro di un progetto che è ancora tutto da scrivere. La carriera del Dovi, però, dimostra che questo tipo di sfide non lo spaventa, anche se Yamaha dovrà necessariamente metterci tanto del suo.