Il Tas di Losanna ha condannato Andrea Iannone a 4 anni di sospensione, mettendo di fatto la parola fine alla carriera del pilota di Vasto. La sanzione decorre dal 17 dicembre 2019, giorno in cui era stata comunicata la sua positività a uno steroide anabolizzante (il Drostanolone), in seguito a un controllo antidoping svolto dopo il GP di Malesia.
Ma il pilota dell'Aprilia non ci sta, così come il team che gli ha subito dimostrato sostegno, e sui social si è lasciato andare a uno sfogo che è anche una dichiarazione d'intenti verso quella che considera una sentenza sbagliata e che gli può costare la carriera: "Oggi ho subito la più grande ingiustizia che potessi ricevere. Mi hanno strappato il cuore separandomi dal mio grande amore. Le motivazioni sono prive di senso logico e con dati di fatto sbagliati. Per questo ci sarà luogo e tempo opportuni… perché di certo non mi arrendo. Sapevo di affrontare i poteri forti, ma speravo. Speravo nell’onestà intellettuale e nell’affermazione della gisutizia. In questo momento soffro come di più non potrei. Ma chi ha cercato di distruggere la mia vita, presto capirà quanta forza ho sentro il cuore. La forza dell’innocenza e soprattutto… la coscienza pulita. Una sentenza può modificare gli eventi ma non l’uomo".
Ora a Iannone, come avvenuto anche per il caso di Alex Schwazer - supportato dal medico antidoping Sandro Donati - non resta che il rivolgersi alla giustizia ordinaria (con una denuncia penale contro ignoti) anche se, come accaduto al marciatore, i tempi sono quello che sono: prima di arrivare a un reintergro (non ancora arrivato, ma molto probabile) Schwazer ha dovuto attendere quasi 3 anni e dopo una battaglia legale estenuante.
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