Mentre la musica si ferma, nel gioco delle sedie dei team principal di Formula 1, qualcuno resta in piedi, qualcuno prende il posto che gli era stato largamente assegnato e qualcun altro si siede all'improvviso, occupando una casella che nessuno sembrava aver considerato. Dopo il complicato scacchiere del mercato piloti 2023 composto, tra colpi di scena e imprevisti, nella pausa estiva del campionato, con la stessa foga si è svolto il domino delle assegnazioni dei team principal per la prossima stagione, nel pieno di una pausa invernale che sembrava dover regalare grandi notizie.
La notizia, discussa e trapelata per settimane prima dell'ufficialità da parte di Maranello, dell'addio di Mattia Binotto dal box Ferrari ha dato il via a uno scambio di ruoli che ha coinvolto quattro scuderie di Formula 1: Ferrari, Alfa Romeo Sauber, McLaren e (almeno in parte) anche Williams. Sono stati quattro i team principal a salutare le rispettive squadre nel giro di poche settimane, partendo proprio da Mattia Binotto, passando per Frédéric Vasseur che prenderà il suo posto lasciando così Alfa Romeo Sauber, fino ad arrivare a Andreas Seidl che lo sostituirà nel team svizzero abbandonando McLaren. Nel mezzo anche Jost Capito che lascia Williams con effetto immediato ma di cui ancora non conosciamo il futuro.
In un mix di nomi preannunciati, come il chiacchierato arrivo di Vasseur, e colpi di scena, come l'addio di Capito, si inserisce una figura che nessuno si sarebbe aspettato di vedere, almeno in questo momento, alla guida di un team: Andrea Stella. Il talentuosissimo ingegnere italiano, cresciuto a Maranello per la bellezza di quattordici anni, tra il 2000 e il 2014, ha conquistato la fiducia della dirigenza McLaren - dove lavora dall'inverno del 2014 - che lo ha promosso al ruolo di team principal dopo le dimissioni di Seidl.
Un orgoglio per il nostro paese che vede, dopo anni di dominio inglese, un ingegnere italiano alla guida di una squadra britannica come McLaren. Un sogno per Andrea Stella, tecnico dall'incredibile talento che negli anni si è distinto a livello internazionale per il suo lavoro, e un vanto vedere il suo successo premiato all'estero in una squadra storica e competitiva come McLaren. Un meritatissimo passaggio di carriera per Stella, classe 1971, che dal 2020 è Racing Director del team inglese e che nel suo passato ha saputo destreggiarsi in posizioni scomode e complesse come quella di ingegnere di pista di Kimi Raikkonen e, dal 2010 al 2014, di Fernando Alonso.
Nella gioia per il successo di Stella spunta però, dentro alla confusione di passaggi improvvisi e di scelte obbligate, un po' di amarezza. Il sentimento di chi sa che un cervello come il suo, e un'esperienza maturata tra le mura di Maranello, sarebbero oggi fondamentali per gli importanti cambiamenti a cui è chiamata la Ferrari. L'amarezza di quell'addio arrivato nel 2014 segnato dalla delusione di un progetto, quello in Ferrari di Fernando Alonso e di Stefano Domenicali, concluso in modo fallimentare senza la vittoria di un titolo mondiale. L'amarezza nel vederlo oggi a capo di una squadra straniera mentre, proprio in Ferrari, si cerca all'estero per sostituire Binotto e si fanno i conti con una gestione unilaterale, poco incline alla pazienza e alla crescita, che indirizza più verso il fuori che verso il dentro.
Gioia, grande grandissima gioia, per i meriti riconosciuti di un'eccellenza italiana come Andrea Stella che con ogni probabilità dimostrerà ancora una volta il suo valore guidando una squadra di grande prestigio come McLaren. E delusione, grande grandissima delusione, per non averlo qui, in Italia, dove la sua storia è nata e dove qualcosa, con il tempo, si è rotto. E gli altri, gli inglesi che da oggi guiderà, ne hanno saggiamente approfittato.