“Ahhhhhhh come gioca Di Maria”. Impazzisco per i giocatori-calabroni. Quelli che non hanno determinate caratteristiche fisiche per fare delle cose, ma non lo sanno e lo fanno lo stesso. La struttura di Angel Di Maria lo fa assomigliare a un’anguilla, a un premio Oscar. Un metro e ottanta per sessantotto chili. Uno spaghetto. Non è un caso che in patria il suo apodo sia El Fideo, appunto lo spaghetto. “Uno così manco doveva giocare a calcio figuriamoci titolare”, “se va in terra si spezza in tre parti”, “ma davvero ancora Di Maria?”, “sì con Neymar e Mbappè non giocherà mai”. Lui sta zitto e gioca. Tratta il pallone come quel vaso nel film Ghost. E segna. Sempre lui, sempre Di Maria. Ma guarda un po’ questo spaghetto di trentatrè anni.
Testa alta e occhi ovunque. Lui che con quell’esterno mancino fa cosa vuole. Perché già saper tenere la palla tra i piedi è cosa difficile, controllarla così è impossibile. Perché gli avversari lo sanno che “Il passaggino di esterno lo fa sempre”, ma è inutile, non ce la fai a prevederlo figurarsi provare a intercettarlo. Ed è proprio con quel piedino lì che Angel Di Maria ha portato a casa la Copa America. Quando il pallone rimbalza e ti trovi davanti al portiere, il lob è un obbligo. Ma non c’è bisogno di spiegarglielo. Basta solo esultare con il solito cuore. Lui è essenza tattica, è il terzo principio della dinamica, è visione a raggi laser. È anche bruttino, ma ci interessa soltanto perché Di Maria potrebbe essere un X-Men e fare la sua porca figura.
Angel Di Maria è un fenomeno. Ovunque è andato era titolare. Male, bene non importa. Se nel Real Madrid dei record e nel PSG dei campioni è inamovibile ci sarà un motivo. L’Argentina aveva bisogno di cambiare modo di giocare, di ritrovare una rotta persa da oltre vent’anni. E in Copa America ha giocato poco, mai. Alla seconda da titolare però El Fideo ha purgato. Tiè. Angel Di Maria siamo noi che amiamo il calcio. Nato a Rosario, come i più grandi, il 14 febbraio, a San Valentino. Non è un bomber, ma i gol che segna ce li ricordiamo tutti. Chissà perché. Angel Di Maria è il calcio e lo sapete anche voi. Al triplice fischio i calciatori argentini sono andati ad abbracciare Leo Messi, io ho pensato (e abbracciato metaforicamente) Di Maria. Perchè El Fideo es mas grande que Pelè.