Ci siamo, one last dance. È tutto pronto per l’ultimo ballo dell’Italia a Euro2020. L’Inghilterra è una rivale storica, a tratti più aspra della Francia. Parlano, parlano, parlano. Non si tratta di vincere una partita di pallone, ma una guerra di predominanza calcistica tra i due paesi. Perché gli inglesi non solo hanno vinto la coppa da molto tempo prima che la competizione iniziasse (così dicono loro), ma hanno ribadito più volte che il loro calcio è nettamente migliore del nostro. Può essere. Ma come mai negli ultimi venti anni la maggior parte dei club della Premier League per vincere hanno dovuto chiamare un italiano?
Calciatore o allenatore, non fa differenza. Il Chelsea ha una tradizione storica di verde-bianco-rosso nei loro colori. A partire da Zola e Vialli, letteralmente amati dalla tifoseria blues. Così tanto che uno fu soprannominato Magic Box e nominato Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico, l’altro invece, senza nessuna esperienza manageriale accettò (tra l’entusiasmo generale londinese) l’incarico di allenatore-giocatore. Insieme hanno alzato Coppe di Inghilterra, Supercoppa Uefa, Coppa delle Coppe. Vinsero di tutto. Ma indovinate un po’ chi giocava insieme a loro e ha vinto l’unico trofeo che mancava al Chelsea? Roberto Di Matteo. Assistente di Villas Boas, dopo l’esonero del tecnico portoghese è salito alla guida della prima squadra vincendo in tre mesi la FA Cup e la Champions League. Non male eh.
Ma il dominio italiano figuriamoci se potesse finire qui. Carletto Ancelotti con estrema serenità ha vinto il “double” nel 2009-2010. Due anni più tardi un altro "di casa nostra" mise le mani sul campionato. Roberto Mancini (e Mario Balotelli) regalarono al Manchester City la prima Premier League della loro storia. Così de botto. Chi non partì con il piede giusto fu Claudio Ranieri. La prima avventura del “Sir” al Chelsea non brillò e venne esonerato tra molte polemiche. Addirittura fu soprannominato Tinkerman (l’indeciso) per via dei numerosi cambi di formazione. Il problema è che Claudione Dilliding Dillidong si è rifatto con gli interessi vincendo la Premier League con il Leicester. Tac, quanta Italia in questa Inghilterra.
Ma la stagione successiva chi la vinse la Premier League? No, davvero? Un altro italiano? Proprio così. Antonio Conte fece terra bruciata intorno a sè annientando tutte le avversare. E per l’ennesima volta ci siamo sentiti superiori a loro. Ma non finisce qui perché non c’è due senza tre. Conte dopo due anni fece un po’ quello che fa tutt’ora. Andò via senza motivazione. Al Chelsea arrivò Maurizio Sarri e nonostante la scontentezza dei suoi calciatori per i metodi severi in allenamento vinse un’Europa League. Intanto mettila in bacheca, poi ne riparliamo. Quando gli allenatori italiani vanno in Inghilterra state sicuri che a fine stagione li vedrete sorridere mentre festeggiano sotto una pioggia di coriandoli colorati. Ma è pura statistica eh, mica siamo come loro che ci permettiamo di sparare sentenze superficiali. Che poi, sempre basandoci su dati assolutamente matematici, l’allenatore che fu ingaggiato dopo i due italians fu Frank Lampard. Zero Tituli. In Premier pochi discorsi, l'Italian Job conta più degli inglesi.