Perché in questo mondo di fenomeni anche uno come Messi può essere considerato un perdente. Stiamo parlando di un genio, di uno che ha vinto tutto, che ha vinto non so quanti tanti trofei in quanti pochi anni, forse come nessuno al mondo, eppure, siccome con l’Argentina non aveva mai vinto niente, ecco i soliti fenomeni, appunto, quelli che hanno sempre capito tutto prima degli altri, che dicevano: eh, ma non ha il carisma di Maradona; eh, ma non è un uomo squadra; eh ma nelle occasioni più importanti dove deve trascinare i compagni cicca. Già. E adesso? Adesso che l’Argentina ha vinto la Coppa America dopo 28 anni cosa dicono questi fenomeni?
Ché Lionel Messi soffrisse queste voci, che Lionel Messi ci tenesse a vincere qualcosa con la sua Nazionale si è visto da tanti particolari: guardate l’abbraccio al triplice fischio finale, i compagni vanno tutti da lui; guardate l’abbraccio di Neymar del Brasile (sotto), suo avversario ieri, suo amico nella vita, sincero, lungo, un abbraccio tra due uomini, mentre tutti gli altri dell’Arghentina festeggiano a pochi passi. Anche Neymar insomma sapeva. Guardate infine come Messi esulta in video chiamata con i suoi figli. Tutte immagini che descrivono un’attesa, una frustrazione, un obiettivo raggiunto. Eppure, dopo aver visto gli highlights di quella partita (l’orario della finale era proibitivo, le due di notte), si può capire quanta approssimazione, quanti luoghi comuni, quanta ignoranza c’è intorno a un giudizio. Solo chi è un perdente poteva dare del perdente a Messi. Perché il Brasile poteva tranquillamente pareggiare e vincerla quella partita, perché se fosse successo e Messi avesse sbagliato il gol che ha effettivamente sbagliato davanti al portiere staremmo qui a sentire i soliti discorsi di cui sopra: si è cagato sotto, non è un vero capitano e bla bla bla.
Invece l’Argentina ha vinto, lui ha alzato la coppa e tutti dietro con i titoli facili e le frasi fatte. É vero: i risultati cambiano le opinioni. Ma fino a un certo punto. Durante una conferenza stampa pre finale di Champions un giornalista chiese a Zinedine Zidane, allenatore del Real Madrid, se senza quella vittoria la stagione della sua squadra si potesse considerare un fallimento. Il Real aveva già vinto tanto, aveva già vinto tutto, negli ultimi tre anni. Ma quella stagione - se non conquistava la Champions - sarebbe finita senza trofei. Bastava questo per dare del fallito a Zidane. Che prima di rispondere prese il suo tempo e poi disse una frase imponente: “Il fallimento è solo nell’atteggiamento”.
Bang. Basta. La differenza tra i chiacchieratori di professione e chi fa (e a volte vince a volte perde, o sarebbe meglio dire a volte vince e a volte impara) è tutta qua. Messi e quelli come lui sono condannati a dimostrare, sanno che a contare è sempre l’ultima partita. Ed è questa la loro forza, ciò che dà loro quella spinta vitale, che li porta a essere ciò che sono. E a essere dei vincenti in una strada fatta di clamorose sconfitte. Solo chi è un perdente poteva dare del perdente a Messi.