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Che fine ha fatto
la loggia Ungheria?
Se ne riparla a settembre,
come tutto in Italia,
o non se ne parla più?

  • di Matteo Cassol Matteo Cassol

10 luglio 2021

Che fine ha fatto la loggia Ungheria? Se ne riparla a settembre, come tutto in Italia, o non se ne parla più?
Tutti erano d’accordo sulla gravità della vicenda (sia che fosse vera, sia che fosse falsa), ma da settimane sul caso che aveva scosso il mondo della magistratura (e non solo) è calato il silenzio. Erano stati chiamati in causa nomi di altissimo profilo, fino a lambire il Quirinale, e il tutto era stato presentato come uno scandalo di proporzioni maggiori rispetto alla P2. È possibile che non si voglia andare a fondo a proposito delle dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara (che tra le altre cose aveva parlato di “un’associazione a delinquere finalizzata all’abuso di ufficio”) e di altri?

di Matteo Cassol Matteo Cassol

Chi fine ha fatto la loggia Ungheria? O perlomeno, che fine hanno fatto le indagini giudiziarie e gli approfondimenti giornalistici sul caso? Tutti erano d’accordo su almeno una cosa: “Se questa storia è vera, è una cosa gravissima, se è falsa, pure”, era il ritornello. Invece da settimane su questa vicenda è calato il silenzio. Sarà il caldo? Sarà che come tutto in Italia se ne riparla a settembre, per poi magari dimenticarsene? O sarà che riguardo a questo scandalo alla fine non si arriverà a nulla di concreto (quando invece, sia che sia vero, sia che sia falso, qualcuno dovrebbe risponderne)?

Sta di fatto che, come sottolinea Frank Cimini sul Riformista, “nessuno ne parla più a cominciare dai giornali, da chi fa le indagini, dal Csm. Eppure l’avvocato Piero Amara introducendo l’argomento a verbale l’aveva descritta come un’associazione segreta nata con lo scopo di condizionare le nomine e le decisioni interne alla vita giudiziaria e politica italiana. […] Sulla loggia Ungheria formalmente indaga la procura di Perugia (oltre a quella di Milano) diventata una sorta di crocevia della storia nazionale e non solo perché sede di accertamenti sui magistrati in servizio a Roma”.

Nella vicenda della loggia erano stati coinvolti direttamente o indirettamente nomi di altissimo profilo. C’era per esempio il membro del Csm Sebastiano Ardita indicato come presunto componente di Ungheria. C’era lo stesso Ardita che si era scagliato contro l’ex amico Piercamillo Davigo per la gestione della faccenda dei verbali di Amara, arrivatigli in maniera ritenuta irrituale quando era a sua volta nel Csm. C’era Nino Di Matteo che aveva portato la questione davanti al Consiglio superiore della magistratura e che poi aveva parlato di manovre per gettare discredito (oltre che, tra le altre cose, del fatto che a suo dire le dinamiche del Csm sarebbero “in gran parte malate, con logiche simili a quelle mafiose”). Altri nomi erano finiti sui giornali, e sempre sui giornali non mancavano riferimenti al Quirinale (Taormina aveva attaccato Mattarella). E l’ex manager di Eni Vicenzo Armanna aveva parlato del funzionamento della loggia.

“Amara, più volte arrestato (nell’ultima occasione per questioni legate all’ex Ilva, ndr), di recente – sottolinea il Riformista – è ritornato in libertà dopo aver fatto alcune ammissioni davanti ai magistrati di Potenza, ma senza fare più accenni alla famosa loggia. A pensare male si fa peccato come sosteneva Andreotti ma si può anche azzeccare la verità. Insomma può nascere il sospetto che l’avvocato siciliano prima abbia tirato la pietra nello stagno e poi con il suo silenzio abbia fatto un favore a chi punta a non approfondire l’argomento della loggia Ungheria. Noi non sappiamo se questa loggia esista o meno però siccome ne farebbero parte secondo quanto è stato ipotizzato magistrati, giudici, imprenditori ufficiali di polizia e carabinieri insieme ad altri importanti personaggi, non si può far finta di niente. Espliciti riferimenti alla loggia sono stati trovati nel computer di Amara dai pm di Milano che avevano usato il legale siciliano come una sorta di “testimone della corona” nel processo Eni-Nigeria finito ingloriosamente per l’accusa. Il pm milanese Paolo Storari aveva consegnato i verbali di Amara a Piercamillo Davigo all’epoca consigliere del Csm. Una procedura sicuramente anomala. Storari è indagato a Brescia per rivelazione di segreto d’ufficio. Nulla si sa invece della sorte di Davigo. Risulta che il procuratore di Brescia Francesco Prete ex pm a Milano oltre a non parlare con i giornalisti non faccia parola dell’inchiesta per telefono nemmeno con i suoi colleghi. Cioè c’è il massimo riserbo, quello che manca nella maggior parte delle inchieste dove sono coinvolti i comuni mortali, quelli che non fanno i magistrati e nemmeno i giudici”.

Amara aveva anche detto, tra le altre cose, di aver registrato alcuni presunti componenti della loggia. Possibile che tutto questo e altro finiscano nel nulla? Anche l’avvocato Ivano Chiesa aveva espresso le proprie perplessità: a suo dire c’è chi non parla della loggia Ungheria perché ha paura. Sta di fatto che molte, troppe domande rimangono ancora senza risposta.

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