Presidenza della Repubblica, scandali nella magistratura, riforma della giustizia, libertà a rischio e candidatura a sindaco di Roma: l’avvocato Carlo Taormina parla di questo e altro e lo fa nel suo consueto stile, diretto e provocatorio. Uno stile di questi tempi sempre più rischioso.
Professore, partiamo da un suo recente tweet in cui ha scritto “Non vi azzardate a trattenere Mattarella il presidente del peggiore Csm e del peggiore periodo della Repubblica sul piano morale, politico, economico ed ideale”. Che intendeva?
“Io credo che Mattarella abbia dato cattiva prova dal punto di vista della conduzione politica per quanto spetti al presidente della Repubblica, che nei momenti di crisi come quella attuale ha giocato un ruolo importante com’era successo con Napolitano. A fronte di sondaggi che da tempo indicano chiaramente che la maggioranza degli italiani è favorevole a un governo di centrodestra, con vari stratagemmi (governo gialloverde, governo giallorosa e poi Draghi) tutto ha fatto piuttosto che dare spazio a una consultazione elettorale che avrebbe consegnato l’Italia a un governo saldo di centrodestra. Poi si può essere di centrodestra o meno, ma il governo del Paese spetta a chi ha la maggioranza dei voti. Poi l’apice è stato rappresentato dalla non gestione dei problemi della magistratura, prima dello scandalo Palamara, dopo Palamara e dopo Amara. Come minimo da presidente dell’organo Mattarella avrebbe dovuto imporre lo scioglimento del Csm e l’indizione di nuove elezioni (tramite sorteggio). Secondo alcuni costituzionalisti non poteva imporre lo scioglimento, ma certamente avrebbe potuto convocare il Csm e dire «dimettetevi tutti», concordando una riforma immediata, anche con decreto legge, del metodo di nomina dei consiglieri, per dare un minimo legittimazione a un’autorità giudiziaria che non gode certo della fiducia degli italiani. Questa cosa di voler mantenere alla presidenza Mattarella credo che sia uno schiaffo alla democrazia”.
Chi vedrebbe bene come successore di Mattarella?
“Sono contrario a Draghi come presidente del Consiglio dei ministri, però vedrei molto bene Draghi come presidente della Repubblica, perché è un personaggio molto rilevante a livello europeo e soprattutto perché i prossimi 5-6 anni saranno quelli della rifondazione dell’economia dell’Italia e io credo che in questo Draghi possa dare un buon risultato. Dopodiché speriamo che finalmente ci facciano votare”.
Sempre in tema di presidente della Repubblica, come vede le indagini per presunto vilipendio che hanno portato a perquisizioni nei confronti di utenti di social?
“Lo vedo come un segno, un segno di un’epoca storica che si va trascinando da almeno dieci anni in cui abbiamo avuto una progressiva erosione delle libertà fondamentali stabilite dalla Costituzione. La pandemia poi ci ha insegnato a farci rinchiudere dentro casa, ci ha insegnato a non poter lavorare, a non poter fare assolutamente niente di niente, ci ha insegnato a chiudere le scuole. Adesso c’è stato un ulteriore ispessimento della riduzione della libertà di manifestazione del pensiero e quindi tra magistrati che fanno processi a non finire per diffamazione a mezzo stampa, sequestri e perquisizioni nelle sedi dei giornali adesso ecco anche questa storia del presunto vilipendio nei confronti del presidente della Repubblica: i reati di opinione in un Paese libero non debbono esistere. Quello del vilipendio è un tipico reato di opinione che andava cancellato e che non è mai stato cancellato: raramente si è evocato, ma quando arrivano tempi bui ecco che ritorna. Non posso che fare questa considerazione amara dal punto di vista tecnico-giuridico”.
Non ha paura di essere a sua volta coinvolto, visto che certo non lesina critiche?
“No, io le critiche le faccio come le devo fare. Siccome mi hanno massacrato durante la mia esistenza tramite querele per diffamazione, in parte ho rinunciato a esprimere la mia opinione esternamente (quindi la dico dove la posso dire), in altra parte cerco di stare molto attento. Ma non si può stare sempre attenti, perché di fronte alla rabbia per quello che succede, per le manifestazioni che vengono vietate, per il divieto di fare valutazioni in maniera più o meno accettabile sui mass media non è che si possa stare lì con il bilancino a soppesare quando usare la parola X piuttosto che la parola Y. Si infilano in questa cosa, ma siccome io sono un uomo di cultura, cerco di difendermi: o non parlo o quando parlo dico le cose con impossibilità di farmi condannare. Che poi me la facciamo pagare in altri modi, però io quello che devo dire lo dico”.
Che ne pensa delle vicende del cosiddetto sistema Palamara e della loggia Ungheria?
“Se è vero ciò che viene descritto, abbiamo gente che ha commesso dei reati: mettere un magistrato al posto di un altro scavalcando quello che ha diritto per legge a essere nominato in un determinato posto non è soltanto un fatto disciplinare, è un reato che si chiama abuso di ufficio. Altri scambi di favori fanno parte della logica del reato di corruzione. Ma non è successo niente, a parte qualche consigliere del Csm che si è dimesso, al cui posto ne sono stati nominati altri sempre con le logiche del sistema Palamara. Non hanno arrestato nessuno: dovevano e dovrebbero arrestare qualcuno, altrimenti qua non cambia niente. Ci sono magistrati che vanno arrestati, non c’è ombra di dubbio, ma nessuno lo fa, perché cane non morde cane. Ho presentato una denuncia alla Procura di Perugia chiedendo di investigare per abuso di ufficio, corruzione, falso ideologico e associazione per delinquere. Ho fatto anche nomi e cognomi, che non posso riferire altrimenti secondo le dinamiche già dette mi arriva la querela. Sto ancora aspettando, ma sono passati tre mesi e non vedo niente. Questo dopo lo scandalo Palamara. Sulla loggia Ungheria non ho ancora fatto niente, ma in oltre quarant’anni di attività in ambito giudiziario ho sempre saputo che se un avvocato, un giornalista o qualunque altra persona prende un atto che deve rimanere segreto e se lo fa dare da un pubblico ufficiale, quella è ricettazione. E non credo che ciò che è accaduto sia una cosa diversa”.
Vede qualche possibile soluzione per i problemi della magistratura?
“Ho delle idee che più che altro sono delle utopie che chiaramente implicherebbero una revisione costituzionale. Io sono per le giurie popolari, come in Inghilterra e in America. Bisognerebbe cacciare i magistrati dalle aule di giustizia e metterci le giurie popolari. Poi direi che del pubblico ministero non ce ne facciamo proprio niente, perché ci sono le forze dell’ordine che sono impostate per fare le indagini, quando le si controlli bene attraverso un organo giurisdizionale per quello che riguarda lo svolgimento delle loro attività non capisco perché ci debba essere di mezzo un pm. Ci vorrà un pubblico ministero in dibattimento, ovviamente, perché l’accusa e la difesa si incontrano, ma noi abbiamo l’Avvocatura dello Stato che in ambito penale non fa niente (per il resto fa moltissime cose) e che potrebbe benissimo diventare il contraddittore dell’imputato e del suo difensore. Ma sono cose che fanno impazzire e quindi non accadranno mai. La riforma in questo momento essenziale e inderogabile invece è quella di cambiare il metodo di nomina dei componenti del Csm, attraverso il metodo del sorteggio: non ce ne sono altri. E poi occorre mettere a posto alcune cose, sia dal punto di vista dell’ordinamento penitenziario (abbiamo le carceri che scoppiano), sia da quello dei tempi dei processi (che vanno ridotti).
Lei ha fatto tante denunce (o, come le chiama tipicamente lei, “denunzie”). Quali sono quelle principali in ballo?
“Le principali sono quelle sulla magistratura (la già citata a Perugia di cui si occupa il procuratore Cantone) e quelle sulla gestione della pandemia che ho presentato in tutta Italia, ma in particolare a Bergamo dove c’era la situazione più grave: sta andando avanti e comporterà che gli atti vengano girati a Roma nel momento in cui si individuassero responsabilità di Conte, di Speranza o di tutti e due. Ci sono procedimenti penali che pendono in varie Procure sulla malasanità che si è verificata sempre in occasione della pandemia, relativi a molti responsabili di Aziende sanitarie e di ospedali, oltre che di medici. Si va quindi dai vertici del Governo ai responsabili locali. Poi ho fatto una grossa denunzia a Roma con indicazione di quello che non è stato fatto e che ha determinato la morte di almeno centomila italiani in più, ma lì silenzio assoluto e nessuno dice niente”.
A proposito di Roma, di recente lei sui social ha lanciato una sorta di sondaggio per testare il proprio gradimento come possibile sindaco della Capitale. La vedremo candidato?
“Mi diverto a capire quanto sono odiato e quanto sono amato. Come si può vedere, la reazione non è stata di quelle più positive. Però un po’ di amici vedo che li ho, ma naturalmente il candidato sindaco non lo farei mai, perché – conclude Taormina – ho troppe cose da fare sul versante giudiziario e universitario. È stato solo un gioco”.